REDAZIONE VIAREGGIO

Se al dolore si aggiunge dolore

Ufficialmente, il caso è ancora aperto perché la persona scomparsa non è stata ancora trovata. Né in vita, né nel...

Cinzia Bernardo

Cinzia Bernardo

Ufficialmente, il caso è ancora aperto perché la persona scomparsa non è stata ancora trovata. Né in vita, né nel caso fosse passata a miglior vita. Siccome sono passati 24 anni da quando la storia divampò, si può legittimamente pensare che il caso sia chiuso. Drammaticamente. Chi ha la memoria buona, non può avere dimenticato il caso di Cinzia Bernardo, la giovane donna fiorentina, sposata con un artigiano viareggino – e in attesa di separazione – scomparsa senza lasciare tracce fra la fine di aprile e l’inizio di maggio del 2001.

Ovviamente, c’è dell’altro, non solo la sparizione di una persona. Nella storia, c’è soprattutto la figura del marito con il quale Cinzia aveva mantenuto rapporti tranquilli (almeno all’apparenza…), l’ultimo a vederla in vita visto che i due, almeno per una sera, erano tornati a fare coppia: prima in compagnia di amici in un ristorante della Darsena e poi alla Bussola di Focette. Era un sabato sera di fine aprile: Cinzia aveva deciso di trascorrere il fine settimana a Viareggio, il lunedì era attesa in Tribunale per la firma sull’atto di separazione.

E’ proprio alla Bussola, raccontarono le coppie che erano con Cinzia e il marito in odore di separazione, che i due vennero visti uscire insieme, salendo sull’auto di lui. Poi il mistero, per 4 giorni, fino a quando la figlia di Cinzia, da Firenze, lanciò l’allarme denunciando la scomparsa della mamma che non era rientrata da Viareggio. Il marito di Cinzia fu il primo ad essere ascoltato: "L’ho accompagnata alla stazione dopo avere trascorso la serata alla Bussola: doveva tornare a Firenze". Ma sul treno non era mai salita, perché a casa non aveva fatto ritorno.

Iniziarono le ricerche, senza esito. Il marito venne nuovamente ascoltato ma fu talmente convincente che nei suoi confronti non venne chiesto nessun provvedimento restrittivo. Uscì di caserma poco dopo mezzogiorno. Il tempo di ripassare da casa e far perdere le tracce. Il tempo – per gli investigatori – di darsi una pacca in testa… per punizione, entrare nella sua casa e scoprire sullo specchio della camera da letto la scritta ‘Te la farò pagare’.

Nella notte tra domenica e lunedì, l’uomo – col telefono intercettato – venne individuato alla guida della sua Punto. a Valpromaro, nelle Seimiglia camaioresi. Piuttosto che farsi arrestare, si sparò un colpo allo stomaco: mortale. Sull’auto, i carabinieri del Ris individuarono poi tracce di sangue, con lo stesso gruppo sanguigno di Cinzia. Fu solo allora che gli inquirenti cominciarono a parlare di femminicidio, anche se il corpo di Cinzia non è stato mai trovato.