Ci furono scontri fra tifosi. Anche violenti. Il derby di ritorno Massese-Viareggio della primavera del 2018 fu segnato da una mega rissa fra gruppi ultras sull’Aurelia a Massa prima dell’inizio della partita. Per quegli scontri la Digos identificò e denunciò una sessantina di persone, trenta supporter massesi e altrettanti viareggini. Qualcuno è stato assolto, altri hanno patteggiato ottenendo la misura sostitutiva della messa in prova.
Ieri, a distanza di oltre cinque anni da quell’8 aprile 2018 si è svolta in Tribunale a Massa (ovviamente competente territorialmente per i fatti contestati) un’altra tranche del processo che vedeva come imputati tre tifosi del Viareggio difesi dall’avvocato Emilio Zei. Tutti e tre sono stati assolti con formula piena. I tre non parteciparono direttamente agli scontri e pertanto dovevano rispondere solo dei reati di travisamento del volto e di porto abusivo di arma in quanto, quando vennero fermati e identificati dagli agenti della Digos, avevano la faccia parzialmente coperta da un fazzoletto e tenevano in mano le aste delle bandiere. Dopo un iter processuale lungo e dopo aver ascoltato tutte le parti in causa, il giudice ha accolto la tesi difensiva proposta dall’avvocato Emilio Zei non ravvisando nessuna condotta illegale da parte dei tre imputati che pertanto sono stati assolti.
Quello dell’8 aprile di cinque anni fa fu un pomeriggio infernale. Soprattutto per residenti e commercianti che gravitavano sull’Aurelia a Massa all’altezza del Mc Donald. Gli scontri, secondo quanto ricostruito dalla polizia, erano stati organizzati. Una sorta di regolamento di conti fra due tifoserie ‘nemiche’. Solo l’intervento della polizia riuscì ad evitare il peggio anche se i due gruppi di ultras riuscirono a entrare in contatto. Volarono calci e pugni e qualche bastonata. Poi gli agenti schierati in assetto antisommossa riuscirono a riportare la calma e a dividere le due fazioni.
Il pomeriggio di tensione proseguì anche all’interno dello stadio e poi nuovamente all’uscita alla fine della partita. La polizia, come detto, riuscì a identificare una sessantina di persone, trenta per parte, che furono denunciate con profili diversi di responsabilità e la cui posizione processuale è stata chiarita nel corso di questi cinque anni.
Paolo Di Grazia