REDAZIONE VIAREGGIO

"Scendi alla stazione...". Ma dov’è la felicità?

Nessun mascherone attende i turisti che arrivano col treno. Pochi addobbi sui balconi e nelle vetrine, tanta allegria solo in via Guerrazzi

"Non ti sbagliare, scendi alla stazione..." Poi procedi a sud verso via Cei, continua su via Burlamacchi, supera il vecchio scalo ferroviario, svolta a sinistra su via Pisano e poi a destra. Finalmente sei arrivato "Dove c’è scritto ’qui felicità’". Ci vuole un po’, oggi, per incontrare il Carnevale a Viareggio. Bisogna incamminarsi fino a via Guerrazzi, vietta incastrata tra la Darsena e il Campo d’Aviazione, per respirare l’aria di festa. Un po’ di quell’allegria che scuote dal torpore dell’inverno, come fa il vento fa con le migliaia di bandierine che colorano quella strada-famiglia. Che ancora si saluta sulla soglia di casa; si ritrova a cena, riunita in lunghe tavolate; si addobba. Ultimo avamposto dello spirito spontaneo, sempre più impalpabile, di Burlamacco.

Tutt’attorno Viareggio si presenta a Carnevale come in Quaresima. Ormai da anni la Fondazione ha rinunciato agli addobbi, l’unico spunto recente sono stati i teschi di ’The Skull Parade’, diventati una mostra itinerante. Se n’è parlato, scritto, polemizzato. Com’è sano, sintomo di vitalità culturale. E come accadde, elevato al cubo, con quei rotondi ’fondo schiena’ realizzati da Gionata Francesconi ed esposti senza veli al vento del Viale a Mare. Che nostalgia di quell’espressione scandalizzata con cui si svegliò Viareggio, sul finire degli anni ’90, all’alba dei corsi... Che nostalgia di quegli spunti dissacranti, trasgressivi, anche divisivi che davano un senso figurato al concetto stesso di Carnevale. Adesso i più pudici mascheroni restano confinati tra le mura della Cittadella. Su un altro pianeta rispetto al cuore pulsante della città, che potrebbe invece trasformarsi in un museo a cielo aperto, per un mese e anche più, dove raccontare la storia di un’arte rara.

E se la stretta alle spese imposta dal Covid può essere, almeno per questa edizione, un alibi per la Fondazione; cosa trattiene i viareggini? Qualche terrazzo inizia a colorarsi d’orgoglio, mentre nelle vetrine dei negozi si vedono ancora pochi spunti. Senza le feste rionali, con i veglioni che provano timidamente a ripartire, il Carnevale rischia così accendersi e spegnersi in un giorno. Quello del corso.

Martina Del Chicca