REDAZIONE VIAREGGIO

Raciti, da Acireale per imparare "Qui è come essere all’università"

Il mascheratista conquista la Seconda categoria: "Un sogno che si avvera, ho lasciato la Sicilia per poter vivere con questa attività. La dedica speciale? La faccio a mio zio Riccardo che non c’è più".

Raciti, da Acireale per imparare "Qui è come essere all’università"

“Siamo sul carro, siamo sul carro… non si cammina più!”. I tanti fan regalano un bagno di folla e di spumante al coro “Po po po po po po po” (l’inno della vittoria del mondiale 2006 dell’Italia) a Matteo Raciti, vincitore delle mascherate in gruppo, che dopo un’escalation dal 3° al 1° posto in tre anni vola in seconda categoria.

“Non ci credo” sono le prime parole incredule di Raciti che con i suoi esseri umani-minotauri di “L’umanità ha perso il filo” ha sbaragliato l’agguerrita concorrenza. “Avevo già vinto due volte nelle mascherate isolate – prosegue – ma questa è una gioia immensa che dedico ai miei genitori, a tutti i miei amici, e alla mia compagna Chiara. E a tutti quelli che sono venuti qui per me. Oggi è successo il miracolo: è un’emozione infinita, è uno dei momenti più belli della mia vita. La mascherata è una rivisitazione del filo di Arianna, un grande spettacolo itinerante dove questo filo si perde nel grande labirinto di questi quattro minotauri, che sono la parte più bestiale di noi, e Arianna (l’attrice Chiara Gistri, ndr) ci regala una speranza: esce dal cuore e ci regala un motivo per costruire una nuova umanità”.

Raciti, originario di Acireale e viareggino d’adozione, ha deciso di trasferirsi da anni in città. “Perché qui è l’università migliore per imparare e oggi si concretizza un sogno che avevo da bambino. La guerra? Non ne volevo parlare, ma alla fine ne ho parlato. Sono stati due anni difficili”. Raciti ha vinto anche il “Premio Allegoria” ex aequo con Avanzini. “Ho lavorato il primo anno con lui e per me è una soddisfazione immensa, i passi che seguo pian piano vanno verso di lui. Mi sento bene a Viareggio: è il Carnevale del mondo che offre la possibilità di camparci, rispetto ad altri posti dove non si può vivere solo di questo lavoro. Mi sento il portabandiera di tutti coloro che vorrebbero vivere di Carnevale e la loro speranza. Lultima dedica la faccio a mio zio Riccardo che non c’è più”.

Il grande sconfitto di quest’anno è Edoardo Ceragioli, che dopo tanti anni di seconda categoria, con “C’era un ragazzo che come me…”, che cita Morandi, si aspettava di tornare tra i carri di seconda denunciando la stupidità della guerra con lo choc del suo soldato ucciso dalla Morte, la grande Mietitrice, che prova pietà per il soldato ucciso in battaglia. “Ci speravo – commenta Ceragioli – ed è una una delusione. Continuerò? Certo, è comunque un successo e lo dedico a tutta la mia squadra, a Francesco Manfrè e alla mia compagnia Monica Vezzoni. Senza di loro non sarei qui da molti anni”.

Dario Pecchia