REDAZIONE VIAREGGIO

Dall’Europa un’ancora di salvezza. Una carta da giocare contro la prescrizione

L’idea del noto legale nasce da una sentenza della Corte di Giustizia

L’avvocato Marzaduri è legale di parte civile

Viareggio, 27 settembre 2015 - E’ COME scalare una montagna. Ma non per questo i familiari delle vittime hanno intenzione di fermarsi, di arrendersi, di gettare la spugna. La prescrizione – praticamente certa – dell’incendio colposo (sette anni e mezzo per il codice penale) proprio non riescono ad accettarla. E’ vero, restano in piedi tutti gli altri capi d’accusa più gravi (disastro ferroviario colposo, lesioni e omicidio colposo plurimo), ma la possibile impunibilità dell’incendio colposo stride con il buon senso «perché i nostri figli, i nostri cari – ha più volte sottolineato Daniela Rombi – sono morti bruciati da quel fuoco che la legge italiana vuole cancellare con un colpo di spugna».

Ecco perché si cerca un sentiero (difficilissimo da percorrere, lo diciamo subito) che consenta di scalare quella Montagna. Una via legale sta cercando di metterla in atto l’avvocato Enrico Marzaduri «ma al momento – come lui stesso specifica – è l’inizio di una discussione. Non c’è ancora un progetto specifico».

E allora proviamo a iniziarla questa discussione con il professor Marzaduri. «Lo spunto – spiega – nasce da una recente sentenza dell’8 settembre della Corte di Giustizia Europea in tema di prescrizione dei reati in materia di Iva. Tale sentenza obbliga i giudici italiani a disapplicare la prescrizione breve. Inoltre basandosi sul fatto che i termini della prescrizione sono norme processuali e non sostanziali, la Corte di Giustizia Europea ritiene che la disapplicazione si possa applicare anche ai processi in corso».

L’idea di fondo, quindi, è quello di poter applicare anche per il reato di incendio colposo la stessa sentenza che la Corte di Giustizia Europea ha emesso nel caso dei reati in materia di Iva, i cui termini di prescrizione sono identici, vale a dire 7 anni e mezzo. Non mancano però dubbi e difficoltà al riguardo. Il primo dubbio sta nel fatto che la sentenza è già stata appellata e quindi, teoricamente potrebbe essere ribaltata. Il secondo dubbio riguarda l’interesse comunitario della vicenda di Viareggio. La Corte di Giustizia Europea infatti è entrata nel merito dei reati connessi all’Iva, perché una parte dell’Iva finisce nelle casse della Comunità europea. «E difatti – conferma il professor Enrico Marzaduri – bisogna adesso trovare questo collegamento d’interesse. Credo che i presupposti siano nell’esigenza di tutelare le ragioni delle vittime di un processo che rischiano di essere compromesse da una prescrizione. E questa è un’esigenza che è stata sottolineata e ribadita anche dalla Corte di Strasburgo che è un’altra cosa rispetto alla Corte di Giustizia Europea. Va anche detto che processi come quelli di Viareggio sono molto complessi, necessitano di approfondimenti tecnici lunghi e approfonditi e questo inevitabilmente dilata i tempi».

Paolo Di Grazia