
Poeti della danza. La teatralità di Riva e Repele
Si sono incontrati alla scuola di Balletto di Amburgo, Sasha Riva e Simone Repele, e si sono POI ritrovati nella compagnia della Scuola del Balletto di Ginevra. E da quel momento, connessi da una stima artistica reciproca, hanno fondato la RivaRepele, unendo danza, teatro e poesia.
Cosa vi ha spinto a fondare la vostra compagnia?
Sasha Riva: "Già negli ultimi anni nella compagnia di Ginevra realizzavamo insieme piccoli progetti fuori, ma non creavamo ancora insieme. Piano piano ci siamo connessi molto a livello artistico, così abbiamo deciso di investire come duo artistico e coreografico. Danziamo insieme, e con altri artisti. È avvenuto tutto molto naturalmente, da una stima artistica quando eravamo più piccoli, e diciamo che è ancora un work in progress".
Cosa state preparando per la serata di Gala?
Simone Repele: "Per i laboratori junior e senior una coreografia di musica contemporanea, quasi parlata..".
Sasha Riva: "Un pezzo che dà stimoli emotivamente, sia per loro come musica che come movimento".
Vi esibirete anche con un duetto.
Simone Repele: "Sì, porteremo sul palco Sinking Music di Gavin Bryars".
Qual è la vostra cifra stilistica?
Sasha Riva: "È difficile definirsi ai giorni di oggi. Nel lavoro che facciamo c’è una base di neoclassico perché ce la portiamo dietro, a cui aggiungiamo teatralità, gestualità e i coreografi che ci ispirano. Non è facile scoprirsi oggi, con la velocità con cui si deve imparare e fare. Essendo ancora giovani, è un processo che andrà avanti nei prossimi anni per trovare un focus, anche se quello che facciamo ha una sua poeticità".
Dunque ha ragione chi vi ha definito “poeti della danza“...
Simone Repele: "Usiamo come linguaggio fisico il neoclassico, ma anche la gestualità del viso e delle mani ed essendo teatrale ricerchiamo una forma poetica per l’espressione. Dove non arriva la parola, arriva il linguaggio della danza".
Che tipo di lezioni proponete alle allieve?
Sasha Riva: "Non ci definiamo insegnanti, ma artisti, giovani coreografi. Quindi affrontiamo le lezioni come se avessimo dei professionisti davanti. È un lavoro diverso, una sfida: devono ricordarsi dettagli e cercare di utilizzare quello che hanno imparato, ma in maniera diversa".
Simone Repele: "Non devono viverlo come un insegnamento, ma come un’esperienza. Quella di creare con noi, che è sicuramente un insegnamento, ma che arriva in maniera meno diretta".
G.P.