Piscine, milioni di litri d'acqua consumati se si rispetta la legge. "Ma non lo fa nessuno"

La norma impone il ricambio giornaliero del 2,5% del volume della vasca. A fine stagione un consumo enorme a carico delle condotte o dei pozzi. Però bagni, hotel e agriturismi riducono l’impatto limitandosi al filtraggio

Piscina (immagine di repertorio)

Piscina (immagine di repertorio)

Viareggio (Lucca), 28 marzo 2023 - Siccità: in Maremma ci sono già limitazioni per le piscine. Le piogge sono scarse e gli acquedotti perdono tra il 40 e il 50% del liquido distribuito. Si rischia il razionamento anche in Versilia durante la stagione turistica. Il solito divieto di annaffiare i fiori? Bazzecole. Ecco che succederebbe se tutti i titolari di piscine rispettassero la legge regionale. Le circa 160 vasche dei bagni versiliesi consumerebbero 144 milioni di litri in 4 mesi per i rabbocchi obbligatori. Da qui a Massa, contando anche hotel e agriturismi, le piscine sono almeno 300 e il consumo stagionale toccherebbe l’astronomica cifra di 270 milioni di litri. E se molti hanno il pozzo, e non pagano la bolletta a Gaia, il saldo negativo della falda freatica non cambia. Poi però c’è la maniera italiana di risolvere le emergenze. La spiega un balneare che chiaramente vuole restare anonimo: "Rabbocchi? Ma non li fa mica nessuno. Ci affidiamo ai filtri dell’acqua".

Quando Pietro Guardi era presidente dei balneari viareggini aveva fatto il conto delle dotazioni delle piscine dei bagni: "Sono circa 40 per Comune, una ogni tre stabilimenti. Cioè 160 piscine da 300-350 metri cubi, senza contare alberghi e agriturismi". Sul mare il 90% delle piscine a inizio stagione viene riempito con acqua di mare, le altre che includono le strutture ricettive partono subito con acqua dolce. Una piscina media ha un volume di 350 metri cubi, cioè 350 mila litri. Per fare i conti, visto che ci sono anche piscine più piccole, pensiamo a 300 mc l’una. Ma fossero anche la metà, dimezzando i totali a 70 milioni di litri per i bagni versiliesi, o 140 milioni di litri per la zona di Gaia fino a Massa, comporterebbe ancora totali spaventosi. Basta non rispettare la legge per salvarci dalla siccità?

Un tecnico della manutenzione spiega che per legge ogni giorno ogni piscina deve reintegrare il 2,5% del volume costituito dalla vasca più il 60% della vasca di compensazione. Il conto di questo 2,5% riguarda l’acqua dolce: perché l’acqua evapora, il sale no. Inoltre per fare i rabbocchi con acqua di mare servirebbero impianti di pescaggio fissi sulla spiaggia autorizzati da Asl e Capitaneria. Senza contare che la salinità aumenterebbe sempre più fino a raggiungere i livelli del Mar Morto. Così il rabbocco avviene con acqua dolce, dell’acquedotto o del pozzo. Ma dovunque la piscina peschi, è sempre acqua tolta alla falda.

Ci possono essere deroghe particolari, che consentono di ridurre il ricambio giornaliero a 70-100 litri: appena 1.200 litri a stagione per ogni impianto. Gli impianti di filtraggio hanno contatori, l’eliminazione dell’acqua con sporco idrosolubile è obbligatoria. Ma chi va a controllare? Accade dunque che nella realtà possa non esserci un rabbocco reale di 7.500 litri al giorno per ogni piscina come dettato dalla norma UNI10637:2016. Se si rispetta la legge, invece, ogni giorno una piscina da 300 mc deve reintegrare il 2,5% del volume d’acqua pari a 7,5 mc e cioè 7.500 litri. Un bel po’ di più del risparmio della signora Maria a cui il sindaco con ordinanza vieta di annaffiare i gerani sul balcone. Moltiplicate 7.500 metri cubi per 4 mesi per centinaia di impianti, e il conto è fatto. Con le furbate il prelievo scende, ma resta alto.

A questo punto il rischio siccità dà la stura a tanti sbocchi. Un’estate senza piscine? Piscine con l’acqua non proprio pulitissima? Tubi e pompe fisse in spiaggia per prelevare acqua dal mare (con la crescente salinità delle vasche?). Risulta che i sindaci versiliesi non abbiano ancora cominciato a parlare del problema. Venerdì dalle 15 alle 18.40 all’Hotel Palace la Culligan tiene una convention con i balneari per parlare della gestione delle piscine secondo le norme UNI e i problemi di scarico delle acque reflue. Ma un’emergenza idrica potrebbe cambiare presto le carte in tavola.