Chiede permesso elettorale. Le arriva il licenziamento

Vittima una giovane lavoratrice nata in Campania, dove ha ancora la residenza. "Volevo solo sapere se avrei potuto votare senza dover prendere le ferie"

Elezioni politiche 2022 (foto archivio)

Elezioni politiche 2022 (foto archivio)

Versilia, 13 settembre 2022 - Ha chiesto alla sua titolare se potesse usufruire di un permesso per andare a votare alle politiche del prossimo 25 settembre. Ma al posto dell’atteso responso, il mattino dopo si è trovata nella casella di posta elettronica la mail di licenziamento.

Protagonista della vicenda è una ragazza che vive a Viareggio e lavorava in una struttura versiliese. E’ originaria della Campania: e proprio lì avrebbe voluto tornare per esercitare il suo diritto di voto senza dover ’bruciare’ uno o più giorni di ferie. La residenza, infatti, è sempre rimasta nel paese natìo, nonostante da anni si sia trasferita in Toscana. "Quando ho chiesto se potessi usufruire di un permesso – racconta – mi hanno detto che avrebbero chiesto al loro consulente".

Era venerdì , solo quatto giorni fa. E’ venuto fuori che la lavoratrice non avrebbe avuto diritto a un permesso per andare a votare: ne possono beneficiare solo le figure impegnate ai seggi elettorali, oppure quei dipendenti che hanno questo tipo di garanzia nei loro contratti di lavoro. La giovane, però, era stata assunta con una tipologia contrattuale che non prevede questo diritto. "E allora come devo fare?". Una risposta, dal vertice dell’attività, non è mai arrivata: piuttosto, il mattino successivo, il risveglio ha portato con sé lo choc della lettera di licenziamento.

Comprensibilmente , la giovane si è messa in contatto con la struttura per chiedere dei chiarimenti. Ma la risposta è stata lapidaria: la direzione non è tenuta a dare alcuna motivazione. La ragazza, infatti, era stata assunta poco dopo la metà di luglio, e il contratto individuale sottopostole prevedeva un periodo di prova di 90 giorni entro il quale la struttura avrebbe potuto mandarla via in qualunque momento, senza doverle fornire alcuna ragione. "Mi sarei aspettata almeno un confronto dal punto di vista umano – continua – perché dal mio punto di vista non ci sono stati errori o mancanze sotto il profilo lavorativo. E quindi non riesco a pensare che mi abbiano mandato via per aver sbagliato qualcosa".

Nessun confronto , invece. Soltanto una sbrigativa comunicazione per invitare la giovane a prendere appuntamento e ritirare i suoi effetti personali dalla struttura. "Forse sono stata ingenua io a firmare un contratto con così poche garanzie – conclude –, ma ha prevalso la prospettiva di un minimo di stabilità, con un impiego in un settore per il quale ho studiato, anche a fronte di un salario che, fatti due conti, superava di poco i 5 euro l’ora". Potrà andare a votare, adesso. Magra consolazione, visto che il lavoro non ce l’ha più.

Daniele Mannocchi