Perini, cassa integrazione in ritardo di un paio di mesi

La rabbia dei dipendenti: "Rischiamo di man giare il panettone dello scorso anno"

Lavoratori della Perini Navi

Lavoratori della Perini Navi

Viareggio, 30 novembre 2021 - Lo strano dicembre dei dipendenti della Perini Navi, sospesi tra la speranza che la prossima asta fallimentare, finalmente, vada a buon fine, e l’amara convinzione che questo sarà comunque un Natale all’insegna dell’austerity. Perché oltre alle speranze, c’è bisogno di certezze. Che ad oggi significano ritardi nel pagamento della Cassa Integrazione. A novembre i lavoratori (una settantina in tutto fra i cantiere di Viareggio e quello della Spezia) hanno incassato la mensilità di settembre. Ancora nulla di ottobre e di novembre. "Siamo in ritardo di due mesi insomma – dice Fabio Righi, storico dipendente della Perini Navi – e non sappiamo se a dicembre ci verrà accreditato qualcosa. Abbiamo la sensazione che quest’anno con le nostre famiglie mangeremo il panettone secco dello scorso anno... Questa al momento è la triste realtà".

Righi è comunque ottimista sul futuro a breve termine dell’azienda. "Aspettiamo con fiducia l’asta del 22 dicembre. Siamo convinti – dice – che potrà andare in porto visto l’interesse manifestato da due aziende importanti come Ferretti-Sanlorenzo e Italian Sea Group". L’importante però è fare in fretta una volta che il cantiere sarà venduto all’asta "perché – spiega ancora Righi – a gennaio scade la Cassa integrazione e, se non verrà riattivata la produzione, rischiamo di restare senza stipendio. Da un anno e mezzo tiriamo avanti con 800 euro al mese che arrivano a singhiozzo. Ma è giusto che lo Stato riconosca 700 euro al mese per chi aderisce al reddito di cittadinanze e 800 a chi ha lavorato per 40 anni e ora si trova in difficoltà per colpe non sue? Non contesto il reddito di cittadinanza, ma credo che sarebbe più giusto alzare la quota della Cassa integrazione. Fra l’altro vorrei fare un ragionamento più ampio: lo Stato ha alzato l’età per andare in pensione. Oggi ci vogliono 43 anni di contributi, quando dal 1979 ci si andava con 35. La nostra pensione ci verrà calcolata su base contributiva enon come prima su base retributiva. E noi con questa cassa integrazione rischiamo di ritrovarci un domani con una pensione misera, inferiore ai mille euro. Forse questa dovrebbe essere una battaglia che le organizzazioni sindacali insieme dovrebbero portare avanti". red.viar.