Odio per la Stella di David. Dopo i furti anche il rogo. A fuoco bandiera d’Israele

Preso di nuovo di mira Francesco Speroni, l’ex videomaker di guerra a Gaza "Ho fatto le denunce, tutto questo non può essere considerato uno scherzo".

Tre bandiere rubate dentro casa e una restituita, dopo giorni, tutta sbruciacchiata. Francesco Speroni, ex videomaker di guerra e delegato dell’associazione apuana Amici d’Italia-Israele, non demorde e ha già ripiazzato fuori dalla porta della sua abitazione vicino Palazzo Mediceo altri tre vessilli con la Stella di David. E ha presentato denunce ai carabinieri "per fatti che non possono essere considerati solo uno scherzo". Infatti la prima bandiera è stata sistemata sulla porta il 10 ottobre, pochi giorni dopo lo scoppio della guerra Palestina-Israele e il 18 ottobre qualcuno l’ha rubata; Speroni ne ha subito piazzata una seconda che il 19 sera, intorno alle 22 quando lui stesso era a casa, l’ha strappata via dalla porta ed è fuggito. Ma non è tutto visto che il 27 ottobre non solo è stata sottratta la terza bandiera ricollocata, ma ignoti hanno riportato, bruciata e danneggiata, la seconda. Gettata a terra tutta rovinata in segno di chiaro disprezzo.

"Penso che un semplice buontempone avrebbe rubato e gettato via la bandiera – analizza Francesco Speroni – qui invece il ladro l’ha conservata diversi giorni, come un trofeo, per poi riportarla strappata e bruciacchiata. Non posso più considerare l’accaduto come uno scherzo; c’è una motivazione religiosa e politica: a questo punto ritengo che il responsabile possa anche non essere italiano. Dal 2005 al 2010 ho lavorato in Israele come cameraman di guerra per Rete Globo del Brasile e sono stato tante volte a Gaza, in Giordania, in Egitto e ho seguito la seconda guerra del Libano. Una lunga esperienza che mi ha messo a stretto contatto con il popolo israeliano di cui ho apprezzato la particolare solidarietà e generosità. Ecco perchè, in questo terribile conflitto, ho voluto dare un segno di appoggio, pacifico e silenzioso, a quel Paese".

Francesca Navari