
No al parco fotovoltaico. Pannelli su più di 2 ettari. Il Comune rigetta il piano
Un impianto fotovoltaico a Piano di Mommio? Il Comune dice no. "Abbiamo appreso pochi giorni fa che una società, dopo aver acquisito da un privato il diritto di superficie su un’area all’interno nel territorio agricolo di Piano di Mommio a ridosso del centro abitato per una superficie di circa 2,2 ettari – si legge in una nota del Comune – con il favore della disciplina nazionale e senza la benché minima interlocuzione, ha presentato agli uffici comunali una richiesta per la realizzazione di un campo fotovoltaico. Pur favorevoli allo sviluppo delle energie rinnovabili, siamo contrari a che ciò avvenga senza che l’amministrazione comunale possa avere voce in capitolo".
Per questo l’amministrazione ha già incontrato i residenti, con l’obiettivo di ascoltare preoccupazioni e istanze. "È inammissibile che governo e parlamento abbiano legiferato su una materia così delicata e strategica in maniera estremamente permissiva senza concertare alcunché con le regioni e gli enti locali, è inconcepibile che società che operano in maniera imprenditoriale e a scopo di lucro, si possano muovere, agire e realizzare interventi in assenza ancora oggi di un decreto “aree idonee” che dia delle indicazioni alle regioni e consenta alle stesse di pianificare".
"Il silenzio e il ritardo del Governo su questo tema e il mancato confronto con le regioni e gli enti locali ha creato un enorme vuoto normativo che rischia di far nascere e proliferare impianti fotovoltaici o di altro genere in qualsiasi area agricola che si trovi entro 500 metri da un’area produttiva e oltre 300 metri da infrastrutture come autostrade e ferrovie e poco altro, requisiti che a nostro avviso sono assolutamente carenti. Le regioni e i comuni sono esclusi completamente da questi processi decisionali, devono subire scelte di chi non conosce le diverse realtà e l’impatto negativo che certe scelte possono avere sul paesaggio, sull’economia locale, sulla tutela della produzione agricola, sull’appetibilità in termini turistici di un territorio, sulla svalutazione degli immobili, su altri potenziali danni derivati".
"Riteniamo che procedere su questa strada sia estremamente pericoloso – conclude l’amministrazione – che una volta realizzati gli impianti in aree non idonee, a ridosso del territorio urbanizzato, il danno è fatto, che sia urgente e necessario che il Governo intervenga con una norma che blocchi quelle procedure in corso in assenza di accordi con gli enti locali, che demandi alla regioni il potere di decidere suoi propri territori e di classificare le aree idonee e non idonee sulla base anche degli obiettivi di produzione di energia da fonti rinnovabili dati a ciascuna regione e di ripartire solo nel momento in cui c’è chiarezza e non lasciare piena libertà a società, che nulla hanno che vedere con la pubblica amministrazione e, che non si confrontano con le comunità".