
di Tommaso
Strambi
Le sue dimissioni hanno fatto rumore. E non poteva essere diversamente. Il professor Nicola Bellini docente alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa non è uno qualsiasi. E, soprattutto, all’interno del Comitato Pucciniano ricopriva il ruolo di tesoriere. Un compito delicato e decisivo nella gestione dei nove milioni e mezzo di dotazione per programmare e gestire le celebrazioni del centenario (nel 2024) della morte del maestro Giacomo Puccini. Dimissioni che ha motivato un’ampia lettera e che ha spinto alcuni a cavalcare l’onda di proteste contro il Comitato e il suo presidente, Alberto Veronesi, cercando di tirare, come si usa dire, per la ’’giacchetta“ il professor Bellini. Ma in questa “crociata“ i protagonisti hanno finito per fare come la volpe e l’uva della famosa favola di Esopo: ovvero reagire a una sconfitta sostenendo di non aver mai desiderato la vittoria o disprezzando il premio che si è mancato di ottenere. Che è quanto sempre più spesso capita a chi non ha uno sguardo d’insieme o meglio una visione a lungo raggio e guarda, sempre per restare nel campo delle metafore classiche, al dito e non alla luna.
Anche perché il centenario del Maestro può diventare davvero un volano attrattivo per questo territorio se solo si sanno utilizzare le leve giuste. E, soprattutto, a innovare. Davvero. In fondo il Festival esiste già ed ha una riconoscibilità che travalica i confini versiliesi, proprio "grazie a produzioni eccellenti in un luogo straordinario – riconosce il professor Bellini–, ma il Festival, che si svolge d’estate, si sovrappone al modello di turismo esistente, non lo corregge, ad esempio, per quello che riguarda la destagionalizzazione".
Professore, quali sono le aspettative realistiche che si possono riporre nel Centenario?
"In un territorio che ha seri problemi di sostenibilità del modello di sviluppo turistico, innescare un nuovo “turismo pucciniano” potrebbe aprire opportunità. Oggi ciò non accade".
Perché non accade?
"Puccini in quanto tale, con la parziale eccezione del Festival, non è un attrattore di turismo. Anche i luoghi pucciniani attirano un turismo culturale di nicchia, di chi Puccini lo conosce già".
Il recupero dei luoghi di Puccini può essere uno strumento utile?
"Conservazione e restauro sono doverosi ed anche urgenti. Ma non bastano se si vuole aumentare il numero di visitatori e la conoscenza del Maestro."
Che fare dunque?
"Innanzi tutto, bisognerebbe finalmente parlare di Puccini e di cosa significano le sue opere oggi per noi. Cominciamo col liberarci da certe incrostazioni, che impacchettano il suo genio nei luoghi comuni delle “melodie immortali” e delle “fragili eroine”. Proviamo a riscoprire e a raccontare invece la sua straordinaria attualità".
In che modo?
"Puccini è stato un grande modernizzatore della cultura italiana, con radici ben piantate nella tradizione, ma sempre aperto al confronto ed alla contaminazione con altre culture. E perché non parlare del rapporto tra Puccini e il suo lago di Massaciuccoli, oggi un vero paradigma dei problemi ecologici?"
E le “fragili eroine”?
"Il rapporto tra Puccini e le donne è stato pieno di contraddizioni, ma nelle sue opere troviamo donne tutt’altro che fragili. Troviamo dignità, forza, coraggio, persino di fronte alla sopraffazione da parte dell’uomo. È la lama di Tosca che ferma la violenza sadica di Scarpia".
Concretamente si tratta di rilanciare la promozione e puntare su grandi eventi?
"La promozione e gli eventi servono ma non bastano. La sfida, invece, è di innovare il prodotto".
Come?
"Più che meta di pellegrinaggio, i luoghi pucciniani diventino occasione per scoprire Puccini e la sua musica, anche da parte di chi non la conosce. Nel marketing turistico si dice che bisogna costruire esperienze memorabili. Metodi e tecnologie sono noti a chi si occupa di turismo culturale. Certamente non si limitano a restauri ed a qualche mostra di bozzetti".
E questa “esperienza memorabile“ può diventare la svolta?
"Dipende. C’è bisogno di scatenare la creatività, aprendo veramente un “bando di idee” a chi può portarne di nuove, e sostenerle non solo con finanziamenti ma anche con l’assistenza di competenti “business angels”. Mi piace pensare che il Maestro gradirebbe vedere il suo nome legato ad un’Italia giovane, che guarda al futuro, anche nel turismo".
Quindi in conclusione?
"Gioverebbe un progetto unitario, sin dalla sua concezione, articolandosi coerentemente sul territorio. Se ci si limita alla spartizione dei fondi tra i numerosi soggetti legittimamente titolati ad occuparsi di Puccini, non si va oltre la sommatoria di progetti individuali e non basteranno loghi, brochures e portali web a dare loro un senso compiuto. Se si va in ordine sparso, non aspettiamoci grandi impatti sul territorio e sul turismo. E anche Puccini si merita di meglio".