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Cronaca

Nella rete dei maranza: "Minacciati e picchiati". Sempre più adolescenti vittime delle baby gang

In aumento i casi segnalati in tutto il territorio: "Ora abbia paura ad uscire". La nostra cronista ha incontrato i teenagers presi di mira dai loro coetani.

Nella rete dei maranza: "Minacciati e picchiati". Sempre più adolescenti vittime delle baby gang

Nella rete dei maranza: "Minacciati e picchiati". Sempre più adolescenti vittime delle baby gang

Emergenza "Baby gang" in Versilia. I casi sono in aumento e quelli che vengono segnalati alle forze dell’ordine sono meno di quelli che effettivamente si verificano. Le vittime infatti non denunciano per paura di ritorsioni. Ci siamo addentrati per un giorno nel mondo degli adolescenti, una generazione – quella di oggi – che sembra essere incapace di gestire la violenza tra coetanei. Sappiamo che non è per tutti così, ma ognuno dei ragazzi incontrati ha una sua storia da raccontare, perché ne è stato il diretto protagonista, oppure perché ha assistito a qualche forma di violenza tra coetanei e non solo.

Luca, il nome è di fantasia, ha 15 anni ed è il classico bravo ragazzo ma, a sue spese, ha imparato a non uscire più di casa da solo perché è stato preso di mira da una banda di maranza; la sua colpa? Essersi innamorato della ragazza sbagliata: "Sono uscito per qualche settimana con una ragazza della mia età ma non sapevo che frequentasse una baby gang. Quando l’ho lasciata si è scatenato l’inferno: sono stato minacciato verbalmente ed anche sui social dai suoi amici, alcuni erano anche più piccoli di me. Mi seguivano di giorno e di notte, mi prendevano in giro e una volta in passeggiata a Viareggio mi hanno dato una spallata. Ho imparato ad uscire sempre in gruppo e a scappare velocemente quando li vedo".

"Durante le vacanze di Natale – racconta Mattia, 16 anni – stavo passeggiando con i miei amici e vicino al pontile di Lido di Camaiore abbiamo visto che un venditore di rose era stato accerchiato da una banda di street bullying, avranno avuto 14 o 15 anni, ma erano in tanti. Gli avevano rubato il cappello di lana e se lo lanciavano finché l’uomo non si è alterato; a quel punto lo hanno preso a pugni, poi a calci e alla fine, prima di scappare gli hanno anche sputato in faccia e distrutto il mazzo di rose". "La scorsa estate – spiega Alberto, 18 anni – ho visto un gruppo di sei o sette tredicenni che alle undici di mattina sul Lungomare di Viareggio, armati di piede di porco, stavano spaccando le selle dei motorini per rubare caschi e pochi spiccioli; gli ho urlato di smetterla, mi hanno accerchiato, inseguito e minacciato. È andata bene".

"L’anno scorso mi ero fidanzato con una ragazza – commenta Davide residente a Massarosa -, ma lei aveva tanti pretendenti che, quando sono venuti a sapere che stava uscendo con me non mi hanno più dato tregua: hanno iniziato a inviarmi messaggi del tipo “ti spacco la testa se non la lasci” e poi mi sono venuti a cercare anche in passeggiata a Viareggio terrorizzandomi. Risultato? Per due mesi non sono più uscito di casa, ora ho ricominciato ma ho cambiato luoghi e soprattutto usciamo sempre in gruppo". Le baby gang non risparmiano nemmeno le ragazze: "Vengo spesso infastidita da gruppi di ragazzi della mia età – racconta Aurora di 17 anni – sono nord africani e in pieno giorno mi deridono, mi spaventano e una volta mi hanno accerchiata pretendendo denaro. I miei genitori non mi fanno più uscire a meno che non ci siano anche le mie amiche".

"Qualche settimana fa – dice Giulia di 16 anni – stavo ripetendo la lezione di storia seduta in piazza D’Azeglio mentre aspettavo il pullman per raggiungere la mia abitazione a Torre del Lago. Sono arrivati sei o sette ragazzi con lo zaino in spalla, mi hanno chiesto di dargli soldi. Al mio rifiuto mi hanno strappata il libro dalle mani e lo hanno distrutto. Uno di loro mi ha anche palpeggiata, poi sono scappati perché ho iniziato ad urlare".

Insomma la situazione appare fuori controllo e quasi “normalizzata” dai giovani che non denunciano nemmeno i fatti perché: "Se avvisiamo le forze dell’ordine – hanno ribadito i ragazzi - poi ci vengono a cercare in 20 e magari con il coltello!". Di più, sono pochissimi anche gli adolescenti incontrati che hanno raccontato i fatti ai genitori per paura che fossero loro a denunciare oppure che non li facessero più uscire.

L’odierno disagio minorile è forte e porta non solo alla nascita di vere e proprie baby gang, ma anche ad aggregazioni di ragazzi che spesso, senza nessuna motivazione se la prendono con gli altri in modo violento e gratuito. Violenza che serve ad aumentare i followers sui social. Violenza perché far parte di un “branco” serve a riempire un vuoto di valori.