REDAZIONE VIAREGGIO

Nella notte il blitz, incubo finito

Il colpo di scena: padre e figlio sono accusati di tentato omicidio

Dopo nove ore, di silenzi e trattative, di risate sguaiate e appostamenti, su via Bohéme è calato il buio. Un buio totale. Ogni lampione della strada, alle 21.25, si è spento, e anche le sirene dell’ambulanza hanno smesso di lampeggiare. Dopo un intero pomeriggio di caos, di gente in strada, di telecamere accese e dirette tv; tutto si è fermato. E’ stato quello il segnale il punto di svolta. Protetti dal buio e dalle tute antiproiettile i Nocs della Polizia, arrivati a Torre del Lago da Roma con un elicottero, hanno dato inizio all’operazione di forza. Riparati dal buio hanno piazzato dell’esplosivo per far saltare i cardini della porta dell’appartamento al secondo piano della piccola palazzina in cui Gianluigi Ragoni è rimasto barricato per nove ore insieme al padre novantenne. Entrambi alla fine arrestati per tentato omicidio in concorso; per aver sparato contro il vigile del fuoco intervenuto intorno all’una per consentire il Tso disposto nei confronti di Gianluigi Ragoni.

Sono passati almeno dieci minuti in quel buio, immerso in un silenzio irreale, poi un boato fortissimo ha scosso la strada. A quel punto, sfondata dall’esplosivo, la porta blindata ha ceduto, e gli uomini del reparto speciale hanno fatto irruzione. Nove ore dopo quei due colpi di pistola sparati dall’appartamento dei Ragoni. Dopo quel botto tremendo Gianluigi ha urlato, ha provato ancora a resistere: "Arriveranno i robot, vi uccideranno tutti" continuava a ripetere in quel delirio in cui era sprofondato da anni, che l’aveva divorato fino a fargli assumere un atteggiamento minaccioso. Ha gridato "Noooo, non potete farlo" prima di lasciarsi andare, e di consegnarsi a chi ha lavorato per proteggerlo dal suo buio.

Dio o il Prescelto, come si presentava a chiunque incrociasse per le strade del paese, è uscito sottobraccio ai poliziotti, che poco prima delle 22 l’hanno caricato sulla volante e accompagnato in Commissariato. E’ uscito tra i fischi delle decine di persone che hanno seguito ogni istante di quell’operazione infinita, conclusa tra gli applausi. E che hanno anche sorriso di fronte alle sparate di quell’uomo vestito di bianco, che affacciato al balcone come un pontefice continuava ad alternare rumorose risate e frasi sconnesse. Che ha continuato a farlo illuminato dalle fiamma di una candela quando, per ragioni di sicurezza, è stato disposto il distacco della corrente elettrica e del gas. "Portatemi da mangiare, tra quattro giorni esco da solo. Aspettiamo che venga eletto il presidente della Repubblica. Devo farlo io, non Berlusconi".

Dopo di lui, una gradino dopo l’altro, è uscito anche il padre Adelmo, che ha cresciuto quel ragazzo con piglio severo ma forse sottovalutando, o nascondendosi, il suo disagio. Difendeva suo figlio anche quando era indifendibile, quando Gianluigi entrava nei bar e si scagliava contro chiunque incrociasse il suo sguardo. Quando minacciava, e augurava il "peggiore dei mali" a chi giudicava un peccatore. E anche ieri pomeriggio, durante le trattative, "ha evidenziato atteggiamenti di difesa del figlio" conferma la Polizia che ha coordinato le operazioni. Sono infatti in corso accertamenti della scientifica per chiarire chi abbia esploso i colpi di pistola contro il vigile del fuoco intervenuto nel primo pomeriggio per il Tso. Se il padre o il figlio, da anni rimasti soli in quell’appartamento ordinato. "Gianluigi ha perso la testa quando è morta sua madre" raccontano i vicini. E da quel momento tutti a Torre del Lago avevano cominciato d evitare quell’uomo vestito di bianco d’inverno, di nero d’estate. Chiaro e scuro, come la sua complessa personalità.

Martina Del Chicca

(Fotoservizio di Aldo Umicini e immagini della Polizia di Stato)