
Parte dell’equipaggio di Elianto, in partenza per la loro prima regata Viareggio Bastia
di Gaia Parrini
Un catamarano di 65 piedi, fatto d’alluminio, volontà, grande impegno, dedizione e solidarietà. Di questo, e su questo, è stata costruita Elianto, l’imbarcazione a vela, totalmente sostenibile, e accessibile a tutte le diverse abilità, motorie psichiche e cognitive, e unica nel suo genere, progettata e pensata dalla Fondazione Mare Oltre Onlus, capitanata, come la nave, da Silvio Nuti, e realizzata grazie al contributo di Cassa di Risparmio di Lucca. Una barca, forse, non dei sogni, ma che, in molti, però, per anni, hanno sognato. Molti velisti che, a causa delle difficoltà e dell’assenza di possibilità, e accessibilità, hanno messo da parte la passione, e la pratica, dello sport. Fino alla scoperta di Elianto, come nel caso di Soriano Ceccanti, che ha cominciato ad andare a vela negli anni ’90, e, tra interruzioni e viaggi con gli amici tra Livorno e Marina di Pisa, è poi salito su Elianto, e non è mai più sceso, "perché è una barca accessibile e comoda: con la carrozzina posso andare a prua, a poppa, scenderem grazie a una rampa apposita, al livello del mare. Su questa barca si può vivere la bellezza dello stare in mare, come tutti", racconta Ceccanti, skipper e tailer dell’equipaggio formato da 10 persone, cinque normodotati e cinque diversamente abili, che, ieri, è partito per la prima Viareggio Bastia Viareggio.
"Questa è la nostra seconda regata del 2025, parte del progetto O.n.d.a Race, dopo aver partecipato alla 151 miglia dove ci siamo classificati terzi di categoria - racconta Silvio Nuti - L’equipaggio è lo stesso che si è preparato tutto l’inverno per partecipare alla regata, con uscite di prova: ognuno ha il suo compito e la propria funzione".
Ed è una regata, quella da cui la squadra di Elianto tornerà domani mattina, con la successiva cena di gala e di premiazione, che rappresenta, un’opportunità, data anche dal Comune e dal Club Nautico, ma anche la "punta dell’iceberg" di altrettante attività, che durante l’anno porta in mare circa 60 associazioni in tutta la Toscana, con uscite giornaliere, "gite in cerca di delfini, pranzi, merende e minicrociere di un paio di giorni", aggiunge Ceccanti, preparandosi a una gara, in cui non è importante la competizione sportiva, "ma la partecipazione - conclude Nuti - È gareggiare, non vincere, in una realtà, come la nostra, unica al mondo, in cui l’inclusione non è solamente a parole, ma è fattiva con l’esperienza reale".