Morte Sofia, la difesa delle imputate: "Non ci occupavamo del Texas"

Le figlie del titolare del bagno si dicono estranee alla gestione. Ma i familiari della bimba non le ritengono attendibili

Morte Sofia, la difesa delle imputate: "Non ci occupavamo del Texas"

Morte Sofia, la difesa delle imputate: "Non ci occupavamo del Texas"

Al giudice hanno dichiarato di essere, di fatto, estranee alla gestione dell’ex bagno “Texas“ in quanto impossibilitate a seguire lo stabilimento a causa di altri impegni di lavoro. Parola delle sorelle Elisabetta e Simonetta Cafissi, due delle sette persone accusate del reato di omicidio colposo aggravato per la morte di Sofia Bernkopf, la 12enne di Parma che il 13 luglio 2019 rimase con i capelli impigliata nel bocchettone di una piscina dell’idromassaggio e morì quattro giorni dopo all’Opa di Massa a causa dei danni gravissimi dovuti alla prolungata mancanza di ossigeno visto che rimase sott’acqua e non riuscì più a risalire.

È stato l’avvocato difensore delle Cafissi, durante l’udienza di ieri mattina al tribunale di Lucca, a tentare di dimostrare che le due sorelle non avevano nessun ruolo e che dell’ex bagno “Texas“ (oggi si chiama “Petra beach“ come deciso dalla famiglia Ferrari di Parma dopo averlo rilevato) non se ne occupavano né lo frequentavano essendo impegnate in altri lavori. Il loro legale, in sostanza, ha spiegato al giudice Gianluca Massaro che le Cafissi non avevano nulla a che fare con la gestione e l’organizzazione dello stabilimento. Una linea difensiva che non ha convinto però le parti civili, difese dall’avvocato Stefano Grolla del foro di Vicenza, secondo cui il titolare del bagno e padre delle due sorelle Edo Cafissi, 91enne scomparso due anni fa, almeno dalla metà del 2018 in realtà non sarebbe stato più in grado di poter gestire il bagno a causa delle condizioni di salute. Al controesame ha preso parte anche il pm Salvatore Giannino, con il giudice Massaro che al termine dell’istruttoria dibattimentale si è riservato di valutare l’eventuale trasmissione degli atti in Procura affinché quest’ultima verifichi la veridicità e attendibilità di quanto sostenuto in aula dalle Cafissi.

Il processo è stato infine aggiornato al 6 maggio per proseguire con gli altri testimoni delle due sorelle Cafissi. Ieri la difesa ha dichiarato di voler rinunciare ad alcuni di questi testimoni, trovando però l’opposizione delle parti civili, che sono interessate invece a sentire in particolare Jessica Landucci, consulente del lavoro della “Finanziaria Dante“ della famiglia Cafissi, proprietaria dello stabilimento, in merito al contratto di lavoro del giovane bagnino Thomas Bianchi di Camaiore, anche lui imputato insieme alle sorelle Cafissi, i loro mariti Giampiero Livi e Mario Marchi (tutti residenti a Prato), l’altro bagnino Emanuele Fulceri di Viareggio e il costruttore della piscina Enrico Lenzi, domiciliato a Massa e Cozzile.

Daniele Masseglia