Morì sul lavoro, periti all’opera. Fu guasto tecnico o errore umano?

L’incidente il 28 ottobre 2020 costò la vita a Andrea Figaia: l’operaio fu schiacciatro contro la parete di marmo

Morì sul lavoro, periti all’opera. Fu guasto tecnico o errore umano?

Morì sul lavoro, periti all’opera. Fu guasto tecnico o errore umano?

Perizia tecnica sul macchinario per capire l’esatta dinamica dell’incidente che il 28 ottobre 2020 costò la vita ad Andrea Figaia, l’operaio di 59 anni deceduto alla cava di marmo Borra Larga a Levigliani, in Alta Versilia nell’area del Monte Corchia. L’uomo, originario di Avenza, in quel tragico pomeriggio rimase schiacciato tra un macchinario Fantini da galleria, una macchina che si manovra tramite telecomando, e la parete rocciosa, riportando uno schiacciamento addominale purtroppo fatale. L’allarme fu lanciato dai colleghi di lavoro ma a nulla servì la mobilitazione dei soccorsi: sul posto intervennero l’automedica di Querceta, un’ambulanza oltre a i vigili del fuoco, carabinieri, il soccorso alpino e tecnici della prevenzione della Usl. In sostanza la perizia tecnica disposta dal giudice dovrà stabilire se l’incidente sia stato provocato da una erronea taratura dei macchinari (come sostiene l’accusa) oppure da un movimento improvviso non preventivabile (come invece è la linea della difesa). Gli imputati sono tre: il titolare della ditta dove è avvenuto l’incidente, il titolare della ditta che ha fornito il macchinario e un operaio che stava lavorando insieme a Figaia.

L’incidente ebbe una grande risonanza proprio per invocare ancora una volta lo "stop alle morti sul lavoro". Alla cava, una volta appresa la notizia del sinistro, si presentò anche la segretaria generale della Fillea cgil di Lucca e le sigle sindacali proclamarono uno sciopero del settore, sia nel comprensorio versiliese che quello massese. A sostenere la protesta anche Francesco De Pasquale, sindaco di Carrara, città dove abitava la vittima, e Maurizio Verona, sindaco di Stazzema, comune dove si trova la cava di marmo dove avvenne la tragedia. A 24 ore infatti, un altro dramma si consumò all’interno di una segheria di Luni, dove a perdere la vita fu Nicola Iacobucci, 36 enne originario di Montignoso, morto nel crollo di un silos al quale stava lavorando.

La Procura dispose l’immediato sequestro del macchinario che aveva investito l’operaio, una speciale sega per il marmo che l’operatore comanda a distanza con un telecomando e che investì senza una spiegazione l’uomo, sbalzandolo contro una parete della cava senza lasciargli scampo. Adesso la relazione dei periti sarà pertanto indispensabile a capire se si sia trattato di un guasto tecnico oppure di un errore umano.

Francesca Navari