VIAREGGIO
L’arcivescovo incontra l’associazione Lgbtq a scuola per un confronto sull’"Identità di genere e diritti civili". Si è tenuto ieri mattina al Liceo Scientifico Barsanti e Matteucci il dibattito organizzato dal professor Marco Martini, docente di storia e filosofia, che ha anche moderato l’incontro. In una sala gremitissima di alunni e insegnanti, i veri protagonisti sono stati monsignor Paolo Giulietti, invitato dalla professoressa Eleonora Prayer, e l’avvocatessa Isabella Passaglia per l’Associazione Lgbtq, accompagnata dal dottor Cristian Giusti. In un andirivieni di botta e risposta, con professionalità e chiarezza, i relatori hanno affrontato tante tematiche attuali e scottanti. Monsignor Giulietti, sempre disponibile al confronto con i giovani, ha esordito dicendo: "Non parlerò in termini confessionali oggi, ma in termini antropologici. In Italia l’adozione dei bambini è consentita per le coppie eterosessuali perché si dice che è necessario agire nell’interesse del bambino che ha bisogno di crescere con un uomo e una donna. Affermare che un uomo e una donna siano la stessa cosa significa negare i fatti. Una mamma non è un papà e viceversa un papà non è una mamma. È un dato antropologico assodato". "In effetti lo step child adoption – interviene Isabella Passaglia – è stato tolto dalla Legge Cirinnà, ma questo ha inevitabilmente creato problemi ai figli delle famiglie omogenitoriali che non hanno nessuna tutela al momento della nascita. Sono bimbi fantasma. Se invece la nascita avviene all’estero e poi i genitori tornano in Italia le cose cambiano, perché viene semplicemente applicato il riconoscimento del certificato estero".
"Il termine matrimonio – sottolinea l’arcivescovo – deriva da mater munus, dunque è strettamente legato alla maternità. Anche i romani e i greci che erano aperti all’omosessualità non hanno mai approvato questo matrimonio, proprio per tutelare la maternità. La Costituzione riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio". "È vero – replica la Passaglia – ma l’articolo 2 riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. Con la Legge Cirinnà vengono riconosciute le unioni civili, ma in modo diverso rispetto al matrimonio perché non ci sono le pubblicazioni e non c’è l’obbligo di fedeltà e questo dal punto di vista morale significa dare minor valore". Poi si è parlato del DDL Zan e infine se fosse lecito o meno inserire Lgbtq a scuola come parte integrante dell’educazione sessuale. "Educare non significa impartire conoscenze – sottolinea monsignor Giulietti –. Il nucleo dell’educazione è l’atteggiamento, dunque la scuola non può educare alla sessualità. È la famiglia che deve educare. La scuola può dare informazioni".
"Il tema dell’educazione nelle scuole – risponde Isabella Passaglia – era previsto anche nel DDL Zan, ma prevedeva che ci fosse il consenso dei genitori. L’educazione sessuale e di genere a scuola è importante perché previene anche gli atti di bullismo". Si sono poi alternati gli studenti che interessati all’argomento hanno posto molte domande anche sulla tematica della transizione di genere legata allo sport agonistico. A chiudere l’incontro ci ha pensato Silvia Barbara Gori, dirigente scolastico al Barsanti e Matteucci.