di Martina Del Chicca
Quella maglietta fu trovata dai vigili del fuoco sotto le macerie di via Ponchielli, quando il giorno illuminò lo squarcio aperto da un treno-bomba sul fianco della città dopo la notte più buia. Giuliano Bandoni l’ha poi appesa su una parete della Casina dei Ricordi che custodisce le storie delle 32 vittime della strage ferroviaria del 29 giugno 2009 per ricordare l’amico Andrea Falorni. Morto nell’esplosione innescata dal deragliamento del treno cisterna carico di Gpl accanto alla moglie Maria Luisa Carmazzi. Ma qualcuno, la notte scorsa, ha portato via la maglietta. Quella di Andrea.
"Mi auguro solo che possa riportarla, che magari leggendo queste righe possa comprendere il valore che ha..." Un valore che Giuliano – il custode della Casina – fatica a quantificare con le parole. "A casa dentro ad un baule ho ancora il gilet da motociclista di Andrea, il nostro Scarburato, gli pneumatici e gli ammortizzatori della sua moto. I pompieri, col consenso della famiglia, dopo averli recuperati me li consegnarono. Era tutto quello che restava.... Non so, ma spero che un giorno la città possa avere un luogo dove poter conservare tutti questi ricordi". Per il momento Giuliano li tiene lì, ordinati in quel baule.
Si conobbero nel ’97; ad unire Giuliano ad Andrea e a sua moglie Maria Luisa Carmazzi fu la passione per le due ruote. Per il vento, le strade in salita, i pranzi della domenica, la solidarietà. "Furono proprio loro, Pulce e Scarburato – ricorda Giuliano – a creare il Motogruppo “Tartarughe Lente“, a disegnare il logo. E Luisa, Pulce, era il motore del gruppo. Era lei a spingerci fuori, anche dopo un acquazzone al primo raggio di sole". D’inverno poi trascorrevano tutti insieme, una quindicina di coppie, i week-end a Campo Romano, in una casa presa in affitto: "Adesso per sentirli vicini invece vengo qui. Alla Casina dei ricordi".
Quel luogo che per Viareggio è testimonianza, che ogni 29 del mese, alle 23.48, abbraccia con 32 rintocchi di campana ogni vita portata via da quella strage di giugno; per Giuliano è divantato casa. Arriva presto ogni mattina per aprire, riordinare, curare il giardino. E torna ogni sera. "Ero amico di Andrea e Maria Luisa, ma in questi anni – prosegue – è come se lo fossi diventato anche di tutti gli altri. Che ho conosciuto nelle lettere, lasciate qui da familiari. Dalle fotografie, dai racconti". Ogni sfregio subito dalla Casina per Giuliano è una ferita, "Ma voglio ancora sperare che chi ha preso la maglietta di Andrea – conclude Bandoni – capisca il valore che ha. Insieme a tutto quello che vive dentro queste pareti, e per cui i familiari delle vittime lottano da 13 anni"