C’è chi sulla bara ha appoggiato un mazzo di spighe, come quelle associate alla dea Cerere che Girolamo Ciulla aveva raffigurato in una serie di opere. Chi invece i suoi occhiali, il sigaro e altri oggetti che lo scultore siciliano, scomparso giovedì notte a 71 anni, utilizzava spesso. Anche in un momento triste come quello del commiato, la cappellina della Croce Verde si è trasformata in un mondo speciale pieno di ricordi e affetto da parte di amici, familiari e conoscenti. Alcuni di quegli oggetti resteranno con lui per sempre, decisione che sarà presa dalle persone a lui più vicine prima dell’ultimo viaggio di domani verso il Duomo, dove alle 15 si terranno i funerali. Quella del mazzo di spighe è stata un’idea di Nicola Gnesi, fotografo e amico fraterno di Ciulla, mentre gli occhiali sono stati portati dalla figlia Agnese, che insieme alla mamma Liliana sta ricevendo l’affetto di una città intera.
Oltre che del mondo artistico. In primis Giuseppe Veneziano, originario di Caltanissetta come Ciulla tant’è che nel 2021 furono protagonisti della mostra “La permanenza del mito” a Palazzo Moncada. "Quando 13 anni fa realizzai la prima mostra a Pietrasanta – racconta Veneziano – sapevo che un artista della mia provincia viveva lì ed ero curioso di conoscerlo. Il primo incontro con Ciulla non fu molto favorevole alla nascita di un’amicizia, forse per questo suo aspetto un po’ burbero. Solo il tempo e gli incontri casuali in piazza Duomo ci permisero di creare un rapporto tale da arrivare a realizzare una mostra insieme proprio a Caltanissetta. È stata una delle mie mostre più emozionanti, proprio perché suggellava un’amicizia artistica nella terra del mito, tanto cara a entrambi". E così pure il critico d’arte versiliese Lodovico Gierut, con cui Ciulla collaborò partecipando a una collettiva nel 2015 con un’opera ispirata alle statue-stele di Luni: "Se n’è andato un grande artista, che ammiravo per professionalità e coerenza. Ciao Girolamo, ora sei nello spazio eterno dell’arte". Non potrà esserci invece Ivan Theimer, artista ceco naturalizzato francese, anche lui a Pietrasanta da una vita ma in questi giorni a Parigi. "Lo portai a vedere per la prima volta Parigi: rimase affascinato dal Louvre. Lui invece mi fece conoscere Caltanissetta e una chiesa di Enna di cui amava la lunga scala in legno, di oltre 50 metri, usata per pulire le campane".