DANIELE MANNOCCHI
Cronaca

La convivenza con il lupo. Appello di Vega Soccorso: "La natura va rispettata"

A pochi giorni dalla morte dell’esemplare avvelenato nel borgo di Montemagno, l’associazione fa il punto sui comportamenti per coesistere pacificamente "Bisogna imparare che il mondo si autoregola, non siamo noi a doverlo gestire".

Un lupo comune, la specie più presente anche sul nostro territorio

Un lupo comune, la specie più presente anche sul nostro territorio

La tragica morte di un lupo, documentata qualche giorno dalla Vega Soccorso che ha provato a salvare la vita all’animale avvelenato, ha riportato sotto i riflettori il tema della convivenza tra uomo e fauna selvatica. Ne parliamo con Roberta Grossi dell’associazione con sede a Viareggio.

Quando si parla della vostra attività, su che volumi siamo?

"Almeno un migliaio di interventi l’anno, più quelli di supporto che sviluppiamo anche in collaborazione con altre associazioni. Tanto lavoro ma pochi volontari per questa mole di impegno: dobbiamo coprire due province, ma per le situazioni più serie, che richiedono mezzi e strutture, ci muoviamo da Viareggio".

Cinghiali, caprioli, lupi. Sono diventati un problema?

"Gli animali si sanno adattare a noi; siamo noi che dobbiamo imparare a fare altrettanto. Quando la fauna selvatica si avvicina, nella maggior parte dei casi è responsabilità nostra. Pensiamo ad esempio ai rifiuti che lasciamo sul territorio e che attirano gli animali. In questi casi, succede che col tempo gli animali si abituano al tipo di cibo e alla ’comodità’: non vanno più a caccia e si avvicinano alle abitazioni. Per loro diventa come un supermercato. Ma la responsabilità di chi é? Nostra".

La settimana scorsa avete diffuso il drammatico video del lupo avvelenato. Come si affronta la questione dei lupi?

"I lupi sono scesi a valle seguendo i cinghiali, che a loro volta adesso vengono cacciati per via della peste suina. La natura si auto regola: se ci sono troppi esemplari, vengono decimati dalle epidemie. Noi mettiamo il carico da novanta facendo mattanze di cinghiali, col risultato che scappano e scendono sempre più a valle. Il succo è che noi cerchiamo di gestire le situazioni, quando in realtà dovremmo imparare a non gestire, a convivere e soprattutto a portare rispetto".

Che significa, per lei, rispetto?

"Non bisogna interferire con la natura. Rispetto significa non voler gestire le cose, anche nella morte. Il lavoro che facciamo non è semplice anche per questo motivo: chiaro che se troviamo un animale ferito, con la zampa rotta, lo soccorriamo. Ma ci sono situazioni dove bisogna lasciar stare. Proprio ieri sera mi hanno chiamato per un capriolino trovato in Lunigiana; nonostante le mie raccomandazioni, lo hanno preso e poi riportato nel bosco. Ora la mamma non lo ritrova, e se lo ritroverà non gli darà da mangiare perché non ne riconoscerà l’odore. È destinato a morire di fame. E a volte, per quanto possa essere dura, anche per noi, la soppressione è l’unica soluzione".

Torniamo ai lupi. Che differenza c’è tra lupi e ibridi?

"Il vero lupo non lo vedrai mai. Per un periodo abbiamo curato un branco di lupetti: una signora lasciava loro da mangiare. Una sera, si è presentata una persona diversa: non si sono neanche avvicinati. Sono animali schivi, quando compaiono è solo perché non potevano cacciare altrove. Gli ibridi no: sono più propensi ad avvicinarsi all’uomo".

Ci sono pure pastori e greggi.

"Un nostro amico pastore, a Montemagno, non ha mai avuto un animale ucciso dai lupi, eppure da una decina d’anni un branco vive nella zona. Di giorno non vengono; di notte, se chiudi gli animali nelle stalle, li tieni al sicuro. Lo stesso per cani e gatti: se vivi in certi posti, di sera vanno tenuti in casa, altrimenti è un invito ai branchi di lupi. Dobbiamo abituarci alla loro presenza: non sono portati ad approcciare l’essere umano. Altra cosa, a proposito di gestioni sbagliate: gli animali puntano alla conservazione della specie e tra i lupi, le femmine fanno da balia alla prole della femmina alfa. Se si abbatte la femmina alfa, tutte le altre femmine iniziano a procreare".

Daniele Mannocchi