
Mauro Moretti, ex ad delle Ferrovie
E’ sufficiente ripensarci anche solo un attimo, e ci sono persone con il dolore nel cuore e nella mente che ogni giorno inevitabilmente lo fanno, non può non provocare un attimo di sgomento pensare che qualcuno ha etichettato come “uno spiacevolissimo episodio” il disastro ferroviario di Viareggio del 29 giugno 2009, 32 morti, feriti, case distrutte e via di seguito. Quel qualcuno – oggi sono 15 anni che la frase venne pronunciata – è l’allora amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti, uno degli imputati che aspettano di tornare di fronte ai giudici della Corte di Appello di Firenze il prossimo 18 marzo.
Una frase che per Moretti era stata presa “fuori dal contesto” nel corso della sua audizione alla ottava commissione permanente del Senato, nel corso della quale – raccontano le cronache dell’epoca – aveva difeso il suo operato in tema di sicurezza sulla rete ferroviaria italiana ad eccezione dello “spiacevolissimo episodio” di Viareggio. C’è da chiedersi, si può derubricare a “spiacevolissimo episodio” una tragedia come quella di Viareggio, quando per giorni e giorni, molte persone hanno lottato per la vita negli ospedali e nei centri grandi ustionati di mezza Italia, dopo i primi 13 morti di quella indimenticabile notte? La risposta di Viareggio venne affidata all’allora sindaco Luca Lunardini: “Apprendo con stupore di alcune sue dichiarazioni. Mi sia concesso di esprimere lo sconcerto che hanno suscitato nella nostra comunità, nel tono e nella sostanza, alcuni passaggi della sua audizione. Il definire “spiacevolissimo episodio” il dramma vissuto dalla città appare dolorosamente riduttivo e offensivo per quelle famiglie che hanno avuto morti, feriti, devastazioni, e il proprio futuro distrutto, da un disastro che non è stato un evento naturale e che poteva essere evitato: 32 bare, alcune delle quali bianche, sono assai di più di uno spiacevolissimo episodio".
Quindici anni dopo l’articolo (uno), il superlativo assoluto (spiacevolissimo) e il sostantivo (episodio) non hanno stemperato il loro peso, anzi sono lievitati anche perché la parola fine al processo per un fatto accaduto 15 anni, sette mesi e tre giorni fa, non è ancora arrivata. In Italia, capita. Lo dice la storia. Basti pensare a Piazza Fontana, Piazza della Loggia e la bomba alla stazione di Bologna...