DANIELE MANNOCCHI
Cronaca

Lo specchio del disagio "Il ricorso alle pillole non può rimuovere le cause della malattia"

Parla lo psicoterapeuta del Centro per la famiglia Riccardo Domenici: "Si ricercano misure troppo drastiche di fronte al più piccolo accenno di ansia". Mancanza di lavoro, precarietà sociale e crisi economica alla base dello stare male.

Lo specchio del disagio "Il ricorso alle pillole non può rimuovere le cause della malattia"

di Daniele Mannocchi

"Lo psicofarmaco non guarisce. Lavora sui sintomi, non sulle cause della malattia". A mettere in guardia sull’abuso dei farmaci è lo psicologo e psicoterapeuta Riccardo Domenici, che legge con preoccupazione i dati sull’impennata nell’uso delle pillole.

Domenici, 17 milioni di italiani usano psicofarmaci.

"Lo psicofarmaco è sempre stato il farmaco più venduto e utilizzato nel nostro Paese, ma direi in quasi tutto il mondo occidentale. Questo deve far riflettere: vuol dire che il disagio, lo star male è molto più diffuso di quanto si pensi. Personalmente, ho sempre ritenuto che ci sia un abuso di psicofarmaci, un uso smodato senza una ragione vera e propria. Basta un niente: un minimo d’ansia che non viene accettata e si ricorre alla medicina. Ma è bene che si sappia: lo psicofarmaco dà dipendenza quasi subito. Nel momento in cui si accetta di assumerlo, se ne può diventare dipendente. Questo comporta che molto probabilmente si continuerà a prenderlo per tantissimi anni, spesso per sempre. Ma bisogna riflettere: non si può pensare di ricorrere al farmaco ogni volta che c’è un piccolo disagio. E non sto demonizzando lo psicofarmaco: dico solo che deve essere prescritto in presenza di una fase molto acuta del disagio, e poi ridotto fino a smetterlo, tenendo ben presente che ogni volta che si interrompe uno psicofarmaco bisogna farlo con il consulto del medico e non da sé e da un giorno all’altro. Ci sono controindicazioni importanti che possono far stare male. Vorrei che si capisse che il disagio psicologico si combatte con le psicoterapie, gli psicofarmaci o con un’integrazione delle due cose".

Nel mondo contemporaneo si sta peggio?

"Il disagio psichico è cresciuto, con un conseguente aumento del ricorso a farmaci e psicoterapie. È un fenomeno dovuto a tante cose: la pandemia, per esempio, è una delle cause. Ma non l’unica. I problemi che la nostra società ci fa incontrare continuamente causano disagio: mancanza di lavoro, difficoltà economiche, precarietà sociale, sono tutte fonti di disagio psicologico, che a sua volta è alla base della patologia psichiatrica e di comportamenti sbagliati: spesso, il disagio porta con sé l’uso di sostanze, di alcol e forme di ansia, depressione e psicosi. Ultimamente, è molto diffusa la bipolarità, con persone che passano da uno stato euforico a uno di depressione. È una diagnosi che oggi viene molto utilizzata. Ma certamente, e questo deve essere capito, il disagio è la prima cosa su cui dobbiamo lavorare per sconfiggere la malattia psicologica".

Come mai si preferisce intervenire sui sintomi, piuttosto che sulle cause del disagio?

"Porto un esempio: esiste un farmaco molto diffuso, il Tavor. Ho avuto persone che ne prendevano un quarto di pasticca, una dose placebo che hanno assunto per tutta la vita, benché fosse talmente irrisoria da risultare inutile, altrimenti non dormivano. Si tratta di una forma di dipendenza psicologica che non ha alcunsenso, ma nella nostra società è stabilito che di fronte a ogni star male dobbiamo usare il farmaco, panacea di tutti i mali. Ma è un’idea fuorviante, perché non esiste il farmaco per ogni situazione: a volte i problemi vanno risolti in un altro modo, penso ad esempio a un disagio che deriva da una relazione che non funziona più. In quel caso, bisogna superare il rapporto, non prendere farmaci".

È in aumento pure il numero di giovani che usano gli psicofarmaci a scopo ricreativo.

"I giovani usano il farmaco per sballarsi perché purtroppo è molto semplice da reperire: si trova da tutte le parti, anche gratis con una ricetta del medico di famiglia, e unito ad esempio all’alcol può dare un effetto di sballo pericolosissimo, perché il cocktail psicofarmaco-alcol-droga, specie se sintetica, può portare conseguenze gravissime come collasso e arresto cardiaco, e quindi alla morte. Però dà questo effetto sballo a costo quasi nullo, una sensazione di benessere che in realtà ha delle controindicazioni pericolse".

Com’è possibile?

"Ripeto: viviamo in una società dove si vuole ottenere un risultato di benessere nella maniera più semplice e il farmaco viene utilizzato in questo modo. Invertire la rotta sta a noi professionisti e a una cultura che deve cambiare. C’è stato un farmaco che veniva diffuso come la pillola della felicità, ma che non è altro che un normale tranquillante: lì per lì dà un risultato, ma a lungo andare, dopo due mesi che si prende, non dà più alcun effetto. La maggior parte degli psicofarmaci agisce in questo modo, perché causando dipendenza hanno l’effetto di assuefare. E quindi o aumentiamo le dosi finché non si arriva a una intossicazione, oppure bisogna cambiare".

E alla fine si guarisce?

"Lo psicofarmaco non guarisce, lavora sui sintomi che però spesso non sono la causa della malattia. Bisogna rimuovere il disagio imparando ad affrontarlo e risolverlo. È un argomento complicato. Si deve utilizzare il farmaco quando è necessario. E chi fa un uso importante e massiccio di psicofarmaci non deve assolutamente fare uso di alcol".