GAIA PARRINI
Cronaca

L’intelligenza da coltivare: "È come una fontana a cascata inserita in una realtà variopinta"

Torna il Festival itinerante curato e fondato dalla direttrice artistica Elisabetta Sgarbi "Con la città abbiamo instaurato un rapporto di fiducia e mi auguro di scoprire insieme il futuro" .

Torna il Festival itinerante curato e fondato dalla direttrice artistica Elisabetta Sgarbi "Con la città abbiamo instaurato un rapporto di fiducia e mi auguro di scoprire insieme il futuro" .

Torna il Festival itinerante curato e fondato dalla direttrice artistica Elisabetta Sgarbi "Con la città abbiamo instaurato un rapporto di fiducia e mi auguro di scoprire insieme il futuro" .

di Gaia Parrini

Un Festival itinerante, un laboratorio di idee, progetti e arte, quello de La Milanesiana, il festival ideato e diretto, oltre 20 anni fa, da Elisabetta Sgarbi. Un impegno che, in tutti questi anni, ha diffuso, in tutta Italia, il dialogo tra le diverse discipline culturali, e che, tornerà, venerdì e sabato, per il secondo anno consecutivo, al Teatro Eden, con un’anteprima, domani, in aggiunta al programma ufficiale del Festival, al cinema Centrale, con la presentazione, della stessa Sgarbi, del film “L’isola degli artisti“, di cui firma regia, sceneggiatura e produzione.

Elisabetta Sgarbi, cosa l’ha spinta a realizzare questo film, tratto dal romanzo di Giorgio Scerbanenco?

"Il manoscritto di Scerbanenco non venne mai pubblicato: risultava questo titolo nell’archivio, ma si era perso il manoscritto, ritrovato nel 2017 circa dai figli. Cecilia Scerbanenco ce lo ha proposto, proponendoci di ripubblicare tutte le opere dell’autore. E appena leggemo, con Eugenio Lio, questo romanzo, ci ha affascinato l’idea dell’isola, della nobile famiglia e dei due ladri che arrivano a sovvertire il presunto equilibrio".

La proiezione del film aprirà, in qualche modo, La Milanesiana di quest’anno, il cui tema di sarà l’intelligenza. Come è avvenuta questa scelta?

"Il tema mi è stato suggerito da Massimo Cacciari, durante un incontro in casa editrice, e la parole “intelligenza“ mi è parsa subito “da Milanesiana“, una parola dal significato amplissimo, dalle infinite collocazioni, costellazioni, sfumature, in cui nuotare dentro. Per un riflesso condizionato siamo oramai portati subito a tradurla in intelligenza artificiale. Ma a me piace pensarla come gli antichi, e anche come la pensava Franco Battiato, come “anima del mondo“, come quel respiro universale che anima ogni fibra dell’universo. L’intelligenza è anche un dovere, una virtù da coltivare ed esercitare: un tema filosofico per eccellenza, che come i piani di una fontana, a cascata, riverbera, si “immilla“, direbbe Gozzano, in una variopinta quantità di realtà".

Quando si parla di intelligenza, appunto, negli ultimi tempi, si fa spesso riferimento a quella “artificiale“, Che tipo di influenza può avere, secondo lei, anche sul teatro e sul cinema?

"La Milanesiana 2025 si propone di esplorare le diverse dimensioni dell’intelligenza attraverso vari linguaggi artistici e culturali, anche quello dell’intelligenza artificiale. Mi pare importante tenerne conto, anche se mi pare più utile in campo scientifico".

In quest’edizione sarà dedicato spazio al teatro, con lo spettacolo di Gra ispirato agli scritti di Moebius sull’inferiorità della donna, e quello di Barbarossa, che racconterà, tra musica e parole, le canzoni che hanno segnato la sua vita. Come è avvenuta la selezione di queste rappresentazioni, in linea con la temica di quest’anno?

"Entrambi gli spettacoli fanno tesoro di ciò che è stato per vivere con intelligenza il presente e il futuro. Lo spettacolo “L’inferiorità mentale della donna“ con protagonista Veronica Pivetti, una donna che stimo molto, è ispirato al trattato di Paul Julius Moebius e offre una riflessione critica sul ruolo della donna. Lo spettacolo di Luca Barbarossa, “100 storie per cento canzoni“, combina musica e narrazione per esplorare la memoria e l’identità attraverso le canzoni che hanno segnato la sua vita".

La Rosa, simbolo del Festival, sarà donata, sotto forma di scultura a cura di Marco Lodola, a Viareggio. È simbolo dello sbocciare, come una rosa, di una nuova vita cultura per la città e di un rapporto, stabile e futuro, tra La MIlanesiana e Viareggio?

"La donazione a Viareggio della scultura della Rosa di Marco Lodola da parte della Fondazione Elisabetta Sgarbi e Marco Lodola rappresenta un gesto simbolico di connessioni culturali. Con Viareggio, a partire dal Carnevale, abbiamo instaurato un bellissimo rapporto di fiducia e mi auguro continueremo a crescere e scoprire insieme il futuro".