Lettera choc dopo 48 anni: "Vorrei poter scrivere a chi ho ferito negli affetti"

Massimo Battini è uno degli autori della strage di Querceta del 22 ottobre 1975 "Ho fatto del male. Ma ora mi sono speso nel bene, nella solidarietà, nella pace".

Lettera choc dopo 48 anni: "Vorrei poter scrivere a chi ho ferito negli affetti"

Lettera choc dopo 48 anni: "Vorrei poter scrivere a chi ho ferito negli affetti"

Quarantotto anni fa, la strage di Querceta, tre poliziotti assassinati, uno ferito gravemente, la cattura delle due giovani persone che avevano sparato per uccidere. Oggi, non senza sorpresa, il nostro giornale ha ricevuto una lettera firmata da Massimo Battini, uno dei due uomini che quella mattina premette il grilletto... "Sono passati 48 anni - scrive Massimo Battini - dal tragico avvenimento di Querceta. Dopo questo lungo tempo fra riflessioni e scelte di vita, mi sento di scrivere a chi fu profondamente colpito negli affetti. Questo, non per riaprire ferite sopite ma per una mia trasformazione politica e umana. La sovrastruttura culturale che animava il mio agire mi ha visto protagonista nel male. Da tempo mi sono speso nel bene, nella solidarietà, nella pace. È con questi ritrovati valori che mi avvicino a chi fu vittima senza chiedere niente, in silenzio".

Che dire? Che fare? Che cosa ne pensano i familiari dei caduti? Sono tutti interrogativi che al momento rimangono senza risposta. Ma ci sarà? Vedremo nei prossimi giorni.

Un fatto è certo. Non è la prima volta che Massimo Battini scrive ai giornali. Lo fece anche nove anni dopo la strage di Querceta, quindi nel 1984, sempre al nostro giornale, destinatario l’allora capo-servizio, il compianto Ugo Dotti, per fare una sorta di autocritica del suo comportamento violento. Scriveva già allora, Massimo Battini: "Credo che nella vita di un uomo esista un diritto radicale: la speranza. E’ in nome di questa che può essere collocata la mia volontà riparatrice. Ne ho voluto parlare perché penso che nella mia vita di tutti i giorni, dalla ‘normalità’ dell’ergastolo, la volontà riparatrice sia l’aspetto più importante".

Ergastolo che anni dopo, venne commutato in una pena più “leggera”, per la sua dissociazione pubblica dalla lotta armata, ovvero uno sconto legato alla legge Gozzini. Nel 1986, Massimo Battini cercò anche “un incontro di pacificazione” con l’ispettore Giovambattista Crisci che a Querceta rimase gravemente ferito e per due mesi in un letto d’ospedale, lottò con tutte le sue residue forza per sfuggire alla morte. Una lunga e accorata lettera alla quale - come ha sempre ricordato il compianto Crisci - "non ho mai risposto e neppure ho mai ritenuto di dover incontrare Massimo Battini".

Giovanni Lorenzini