
Non c’è ostacolo che possa sbarrare la strada verso i sogni. E Violetta ha la forza di chi non conta i chilometri che mancano alla meta, ma guarda avanti con ostinazione, entusiasmo, fiducia. In se stessa e negli altri. Sognava di innamorarsi, ed è arrivato Maicol. Sognava di amare senza alcuna riserva, e sei anni fa è nata la figlia Sofia. Sognava di realizzarsi, l’indipendenza, e ha trovato lavoro come segretaria. Adesso Violetta Nardini vuole laurearsi in Psicologia. Così si è iscritta un anno fa all’università, ed è riuscita da mamma e da lavoratrice a non perdere un passo. E nemmeno il Covid è riuscito a metterle i bastoni tra le ruote. Nonostante la febbre a 39.5 Violetta è rimasta concentrata sui libri. Nonostante il tampone positivo, i dolori alla gambe, la paura, ha sostenuto l’esame all’università. Appena prima di finire ricoverata per una polmonite bilaterale: a 29 anni, la più giovane del reparto. "Non so dove sia riuscita a trovare la forza. Ce l’ho messa tutta. Ho scoperto di aver passato l’esame quando mi trovavo in ospedale, con il casco per l’ossigenoterapia – racconta Violetta –. Ero fiera di me, ma avevo anche tanta paura di perdere tutto".
L’incubo è cominciato alla fine di marzo. Due giorni dopo aver ricevuto la prima dose di vaccino Violetta ha accusato un po’ di febbre. "Inizialmente – ricorda – ho pensato che fosse qualche leggero effetto collaterale. Ma la temperatura non scendeva, ho fatto quindi un tampone rapido in farmacia ed ho scoperto di essere stata contagiata". Col molecolare è arrivata la conferma. "Dovevo sostenere l’esame, e l’ho fatto come avevo programmato - racconta -. Ma stavo sempre peggio. Sono arrivata a non respirare più, mi sembrava di affogare".
Quando l’Usca è arrivata a casa per monitorare la condizioni di Violetta è emerso che la saturazione era scesa a 85. Troppo bassa. E così è stato disposto il trasferimento d’urgenza al Versilia, in Alta Intensità. Ai medici, agli infermieri, agli operatori sanitari che l’hanno accolta come una figlia Violetta ha fatto solo una domanda. ‘Tornerò a casa? Tornerò da Maicol, dalla mia Sofia?’. "Quando questo virus dà il peggio di sé niente è scontato, nemmeno se hai 29 anni. Nemmeno se hai ancora tanti sogni da realizzare, se hai una bambina da crescere. Questa infezione – dice Violetta - è terribile. Puoi vedere la tua sofferenza negli occhi degli altri che come te cercano di sconfiggere questo male. Trovi il coraggio di lottare negli occhi di chi si prende cura di te, con estrema professionalità e umanità, e per l’amore di chi ti aspetta a casa".
Ieri Violetta è stata dimessa, è tornata dal marito Maicol, dalla sua Sofia. Deve ancora negativizzarsi, ma ha già aperto i libri per il prossimo esame.
Martina Del Chicca