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La storia segreta della giostra viareggina Da oltre sessant’anni gira grazie ai carristi

Costruita da “Cecchino“ Francesconi nella metà degli anni ’50 è stata poi gestita da Giulio Palmerini che gli ha dato il movimento. Adesso il testimone passa a Luca Bertozzi, che ha restaurato con cura ogni pezzo originale e oggi inaugura: "La tradizione continua"

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Di carrista in carrista. Tra generazioni di maestri del Carnevale ruotano attorno alla giostrina dei cigni, ’o della Gilletta’ come la chiamano ancora, nella Pineta di Ponente. Realizzata dal maestro Francesco Francesconi, detto ’Cecchino’ e nonno di Gionata, nella metà degli anni ’50. Gestita poi, dalla metà degli anni ’70, da Giulio Palmerini, che con Nilo Lenci e una delegazione di viareggini sfidò e sconfisse addirittura Salvador Dalì nel in una gara di carri nell’Estoril, e adesso passata a Luca Bertozzi. Il più giovane tra i grandi della cartapesta e padre della piccola Luna; che ha raccolto il testimone e continuerà a far girare in tondo questa storia lunga più di sessant’anni. Con la sua aria di festa, nell’età sospesa dell’infanzia, e di malinconia, nel ciclo inarrestabile del tempo che passa. Con il suo portento di magia, le luci, la musica e i cigni, quello bianco e quello nero, tra i cavallucci che Bertozzi ha restaurato avendo cura di proteggerne il valore storico, artigianale e familiare.

Si inaugura proprio oggi questo nuovo capitolo della ’Giostra viareggina’, come Luca ha scelto di chiamarla per rendere omaggio alla sua lunga storia. E’ infatti la più antica della città. Il vecchio Tarducci, che ancora noleggia biciclette, grilli e carrozzelle in Pineta di Ponente si ricorda della giostrina quando – all’epoca sul fronte di Levante, lungo il Viale di Tigli – girava senza il tendone e senza motore. Spinta a mano, giro dopo giro, da un’anziana. "La realizzò mio nonno per il suo primo figlio, ispirato dalla tenerezza di quella nascita" rivela il nipote Gionata Francesconi, che riavvolgendo il nastro dei racconti di famiglia ricorda quando cigni e cavallucci erano in legno e cartapesta. Proprio come le strutture dei carri che suo nonno Cecchino, suo padre Mario e poi lui, a partire dagli anni ’20, hanno fatto girare lungo i Viali a Mare di Viareggio in quella giostra dei giganti (citando il titolo del film realizzato da Jacopo Rondinelli per il Carnevale di Viareggio) che ha trasformato l’inverno della città in una prima primavera.

Poi negli anni ’70 la giostrina passò di mano, la prese in gestione Giulio Palmerini che dal viale dei Tigli la portò nella Pineta di Ponente. Affacciata su quel laghetto dei cigni, cuore autentico del parco. E con Palmerini, carrista per cinquant’anni e specialista nei movimenti e nella carpenteria, è arrivato anche il motore. Esattamente lo stesso che Bertozzi è riuscito a far ripartire, introducendo un meccanismo che ne regola anche la velocità delle corse.

A causa della pandemia, un anno fa, la giostra si è fermata. La signora Anna, nuora di Giulio Palmerini e della moglie Gilletta, ha deciso di non aprirla. E alla fine di cederla. Quando Luca lo ha saputo si è presentato alla sua porta. Ed è stata un gioia per Anna e per i suoi figli, lasciare nelle mani di un carrista, tra i più talentuosi, questo gioiello della fantasia e dell’artigianato. A Luca, oltre al carillon, Anna ha consegnato quindi tutti quei pezzi che, negli anni, a causa di un guasto, erano finiti inutilizzati in un magazzino. E Bertozzi, con quelle mani in cui si specchiano le mani della nostra storia artistica, ha restituito vita, pezzo per pezzo, alla giostra. "E per me – dice – è davvero bello dare un futuro a questa tradizione. E’ come se qui sopra girasse anche la mia vita". Un vita che ricalca quella dei grandi del Carnevale, che per l’estate, quando l’attività del baraccone di fermava, s’inventavano un lavoro: nei cantiere della Darsena, piuttosto che negli stabilimenti balneari. O in Pineta, appunto. Dove anche Luca ha fatto tante stagioni quando il Carnevale era solo una passione e non ancora un mestiere. "Da ragazzino – racconta – ho strappato i biglietti al trenino del cuore, e ho fatto il barista al chiosco del Laghetto. Per me – dice – la Pineta è un luogo speciale. Anche per questo quando si è presentata l’occasione ho rilevato questa giostrina". Dove i sogni dei bambini di oggi, inseguono quelli dei genitori e ancora prima dei nonni. E dove i pinugliori sono come coriandoli...

Martina Del Chicca