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La rinascita di Motrone "Porticciolo per il turismo"

Simoni (FdI) illustra il progetto di rilancio della zona dove sorgeva l’antico forte. Previsti quasi 400 posti per le barche. "E a Tonfano un attracco per i tender".

La rinascita di Motrone "Porticciolo per il turismo"

Intercettare il turismo che viene dal mare può essere una risorsa per tutto il territorio, dalla costa fino all’entroterra e il centro storico. Così la pensa il candidato sindaco Massimiliano Simoni, sostenuto dalle liste di Fratelli d’Italia e Amo Pietrasanta alle amministrative del 14-15 maggio, tanto da aver approntato un maxi progetto che fa leva su due elementi: un attracco per i tender al pontile di Tonfano e soprattutto la trasformazione di Motrone, laddove una volta sorgeva l’antico forte, con la creazione di un porticciolo e di un porto a secco in grado, complessivamente, di ospitare circa 400 barche.

"In sinergia con il governo – spiega – realizzeremo con fondi statali attracchi per i tender sul pontile di Tonfano, unitamente a quello di Lido di Camaiore e Forte dei Marmi, e il tanto sognato porticciolo di Motrone in località Focette-Varenna per dare un’offerta turistica d’avanguardia ai tanti diportisti con natanti fino a 10 metri e ai grandi utenti del mare come yacht e navi da crociera. Creeremo, per i crocieristi e non solo, un circuito virtuoso tra Marina di Pietrasanta, centro storico e frazioni, alla ricerca della storia, della natura e dell’enogastronomia". L’ambizioso progetto per Motrone prevede innanzitutto un porticciolo tradizionale da 150 posti barca con annesso un parto a secco da 240 posti. "I cosiddetti porti a secco – prosegue Simoni – sono un sistema di ottimizzazione degli spazi grazie all’uso di un sistema di stoccaggio delle barche di due o più piani all’esterno o preferibilmente all’interno di un capannone coperto. Dal punto di vista economico si calcola che un porto a secco da 240 barche possa garantire una redditività anche del 30% l’anno. I risparmi sono consistenti e chiaramente evidenti da un lato per la struttura, in quanto si concentra e ottimizza lo spazio, si organizza e pianifica meglio il lavoro, si riducono costi di sommozzatori e catenarie, si rende più sicura e semplice la sorveglianza. Il diportista invece ne gioverà in termini di sicurezza della propria barca e soprattutto azzererà i costi di antivegetativi, limiterà le riparazioni dovute alle corrosioni degli agenti atmosferici e tutte quelle spese generate dallo stazionamento della barca all’aperto per lunghi periodi di tempo".

Quanto invece al sistema dei porti a secco, in voga negli Usa, Simoni ricorda che non consente di collocare barche sopra i 15-17 metri di lunghezza lineare ed è poco indicato per le barche a vela. "Pertanto – conclude – può essere un sistema che complementa un’area portuale. Essere completamente sostenibile, tra energie fotovoltaiche, sistemi di recupero acque, ricarica e così via, attrarrà un mercato in forte espansione come quello dei tender che nel nostro caso possono essere sia di residenti che di barche in transito".