La magia del presepe vivente. Torna a vivere il borgo di Nocchi

Migliaia di visitatori in coda per assistere alla rappresentazione della Natività tra i vicoli della frazione

CAMAIORE

La natività nel paese di Nocchi sorprende e stupisce ancora. Migliaia di persone raggiungono il presepe vivente fino a sera con navette o a piedi e creano un serpentone infinito. L’uomo dei presepi, l’antico barbiere e le lavandaie che cantano: e poi la Madonna e il Bambinello, il pane, i forni accesi nelle case e il borgo che si trasforma in una scena di un film, fugace quanto magico.

Anche il presepe animato, come i tappeti di segatura, dura solo qualche ora: dalle 14 alle 20 e poi scompare, torna di corsa nelle case e lascia le piccole strade su cui si affacciano i rustici ristrutturati di Nocchi. Già prima che le ‘postazioni’ fossero riempite dai figuranti, la gente era trepida in attesa: varie edizioni sempre più curate per il rione del paesino, la parrocchia e gli abitanti, che si dedicano anima e corpo alla rappresentazione: il corpo del vin brulè e l’anima dei mestieri e della mangiatoia con il bue e l’asinello, veri come la fede antica che veste l’evento. Il percorso si snoda dalla chiesa fino al di là dall’acqua, un luogo magico, tra scenari di impagliatori, fabbri, ciabattini e donne che filano e sferruzzano come una volta. I volti si conoscono, sorridono dietro i berretti di lana, le foglie delle pannocchie di mais, le pezzole delle donne che impastano. Si creano nodi ed ingorghi a piedi, i bimbi fotografano pecore e asinelli, gli adulti vengono rapiti dai presepi fatti a mano con le conchiglie da Emiliano Mecchi, dalla vecchia seggiola della bottega di Ivan, 84 anni, il barbiere di Radicchi, venuto apposta con le tipiche cartoline in bianco e nero e i rasoi, dal profumo del pane di Claudia e Dora, il forno a legna della casa di don Bruno Frediani ed infine Irene e Sandro che impersonano Maria e Giuseppe, silenti, dolci e fermi per ben sei ore col bambino che dorme e sembra vero. La gente a buio se ne va, dopo aver gustato magari un neccio con la ricotta e, mentre rientra a casa di certo già rimpiange quell’atmosfera, le torce, i tetti, i muroi di sasso, la tenerezza di questo posto semplice e vero.

Isabella Piaceri