
Federico Del Volgo, 21 anni, in abiti napoleonici durante una rievocazione storica
Viareggio, 2 febbraio 2025 – Con le scarpe da ginnastica, per muoversi veloce nel futuro, e il suo computer portatile sottobraccio, carico di ricordi di ieri e di progetti per il domani, Federico era in cammino verso il suo avvenire. Diretto a un’agenzia formativa alla Migliarina, verso il completamento del percorso di studi avviati nell’Ateno di Pisa e la realizzazione dei suoi sogni. Sogni che a vent’anni sono immensi, liberi e potenti. Come la primavera quando esplode.
Quel cammino, affrontato con determinazione, nella stagione più bella della vita, si è però interrotto tragicamente. Sulla strada. Dove giovedì pomeriggio Federico Del Volgo, mentre a piedi aveva imboccato il cavalcavia Barsacchi, è stato travolto da un’auto e nell’urto, poi, sbalzato oltre il guardrail. Precipitato giù, in un volo di circa sei metri. Finito in un campo che corre lungo l’Aurelia. Le sue condizioni sono apparse da subito gravi ai sanitari che, lì, l’hanno soccorso.
Per due giorni il giovane ha lottato, con tutta la forza della sua età, nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Cisanello. Dov’è stato trasferito dalla centrale del 118 con l’elisoccorso Pegaso. Ma ieri, quel sottile filo di speranza, tessuto di fede e di scienza, di preghiere e cure mediche, si è spezzato. Federico non ce l’ha fatta. Se n’è andato all’alba dei suoi ventuno anni, che avrebbe compiuto il prossimo 10 marzo. Proprio alle porte della primavera.
“Fai buon viaggio chasseur”, è l’ultimo saluto dei compagni e degli amici con cui Federico, detto “Vert“, condivideva la passione per la rievocazione storica. “Ti lasciamo andare al di là del fiume, a riposarti all’ombra degli alberi” scrivono i soci dell’Associazione napoleonica d’Italia a cui si era da poco iscritto. Ma oltre all’abito, il costume francese da cacciatore a cavallo, che indossava ai raduni e in alcune, rare, immagini social, Federico era davvero un cavaliere d’altri tempi. E pure moderno. “Un ragazzo meraviglioso. Riservato (come lasciava intuire il suo sguardo timido) ed estremamente gentile. Cresciuto con infinito amore, con premura e con attenzione dalla sua famiglia” racconta chi l’ha seguito nel suo percorso di vita. Dalle scuole elementari, a Piano di Mommio, fino all’Università a Pisa.
Una grande famiglia quella di Federico, che abbraccia il mondo. La mamma è originaria dell’Avana; mentre il padre è di Lampedusa. E a Viareggio, insieme alla sorella più piccola, Federico aveva trovato la sua casa. Sempre affacciata sul mare, verso quell’orizzonte infinito che lo lega anche alla famiglia che, qui, si era allargata. La famiglia Fucile, delle banchine sul porto.
Intorno a tutti loro si è stretta e si stringe la città, che fino all’ultimo ha sperato in un epilogo diverso. Di poter vedere Federico riprendere il suo cammino, e quindi quella laurea per cui si era impegnato. Vivere le sue passioni, un amore, trovare la strada e dare corpo a tutti i sogni che adesso, invece, rimangono in sospeso. Spezzati in un soffio. In un tragico scontro del destino. “In questo momento di dolore – dice Piero Bertolani, presidente di Confcommercio – ci stringiamo forte alla famiglia di Federico. E alla nonna Michela Fucile, con cui abbiamo condiviso tanto in questi anni”.
Intanto proseguono le indagini della Polizia Municipale per chiarire la dinamica del tragico incidente. E il fascicolo a carico della donna al volante dell’auto, risultata negativa agli esami e tossicologici, inizialmente aperto dalla Procura di Lucca per lesioni colpose gravissime, sarà trasformato inevitabilmente in omicidio stradale.
L’ennesimo che scuote la città, che ha pianto tanti, troppi, figli.