Inchiesta complessa. Ci vollero sei mesi per i primi indagati

VIAREGGIO La vicenda processuale legata alla strage ferroviaria di Viareggio inizia all’indomani della tragedia del 29 giugno 2009 con l’apertura di...

La vicenda processuale legata alla strage ferroviaria di Viareggio inizia all’indomani della tragedia del 29 giugno 2009 con l’apertura di un fascicolo da parte della Procura di Lucca. Furono indagini, complesse e impegnative che furono coordinate dall’allora Procuratore capo Aldo Cicala e portate avanti sul campo dai pubblici ministeri Salvatore Giannino (che ha seguito l’iter processuale fino alla Cassazione) e Giuseppe Amodeo, oggi in pensione. Ci vollero sei mesi per iscrivere 38 nomi sul registro degli indagati. Il 7 marzo del 2011 cominciò al Palafiere di Lucca l’incidente probatorio con l’obiettivo di stabilire se la cisterna rovesciata da cui fuoriuscì il gpl, avesse impattato contro un paletto di segnalazione, come sostenuto dall’accusa e dalle parti civili, o contro la piegata a zampa di lepre, elemento insostituibile di uno scambio ferroviario come invece sostenevano le difese degli imputati. La sentenza venne pronunciata dal giudice Alessandro Dal Torrione il 4 novembre 2011: in base ai rilievi fatti dai periti nominati dal Tribunale venne stabilito che l’impatto avvenne contro la piegata a zampa di lepre.

Si deve poi attendere il 18 luglio 2013 per il rinvio a giudizio di 33 dei 38 iniziali indagati disposto dal Gup Alessandro Dal Torrione che fissò per il 13 novembre del 2013 la prima udienza del processo che sarà ospitata al Palafiere di Lucca. Ci vollero oltre 100 udienze per arrivare alla sentenza di primo grado il 31 gennaio 2017 (oltre tre anni dopo l’inizio del processo). La sentenza fu letta dal giudice Gerardo Boragine (a latere Nidia Veronese e Valeria Marino) rappresentò una pietra miliare nell’ambito giudiziario nazionale: furono riconosciute le responsabilità dei vertici delle aziende coinvolte: 27 condanne e 6 assoluzioni.

La sentenza di Appello del 20 giugno 2019 confermo in gran parte l’impalcatura accusatoria di primo grado e anzi, riconobbe in Mauro Moretti le sue responsabilità anche come amministratore della holding Fs, oltre che come ex amministratore di Rfi. La doccia fredda della Cassazione arrivò l’8 gennaio 2021 che stabilì il ritorno in Appello e soprattutto la cancellazione dell’aggravante dell’incidente sul lavoro al reato dell’omicidio colposo che cadde in prescrizione.

Paolo Di Grazia