
Il soprano parla del suo personaggio: "È uno dei ruoli che ho cantato di più in questi anni di maturità vocale, ma amo trovare ogni volta sfaccettature diverse".
Tosca, l’opera inaugurale del Festival Puccini, giunge stasera al terzo round con un nuovo cast. Carmen Giannattasio ne è interprete al Gran Teatro (inizio alle 21.15). Vittorio Grigolo, che sostituisce l’annunciato Jonathan Tetelman, sarà Cavaradossi, mentre Mikolaj Zalasinski vestirà i panni di Scarpia.
Chi è Tosca secondo Carmen?
È uno dei ruoli che ho cantato di più in questi anni di maturità vocale, ma amo trovare ogni volta sfaccettature diverse. Nella serata inaugurale del Festival 2017 ho interpretato Liù ed ho ‘tenuto a battesimo’ Alfonso Signorini alla sua prima regia in Turandot. Poi lui ha continuato ad esplorare il mondo dell’opera e adesso lo ritrovo con questa Tosca. È un amante della classicità, rispettoso degli autori, esprime un gusto che riflette le aspettative di un pubblico composito com’è quello che frequenta questa platea. Il classico nelle regie operistiche è stato scardinato da un bel pezzo e qualche volta ci si imbatte in regie improponibili per noi interpreti e per il pubblico: per arrivare a capirne l’essenza bisogna arrampicarsi sugli specchi".
Un bilancio della sua carriera?
"In 25 anni di attività le soddisfazioni sono davvero tante ma lavorare non è mai ludico. L’arte a 360 gradi è una missione. Il pubblico assiste al prodotto finito, ma per arrivare al risultato ci vogliono impegno, tempo, pazienza: io per prima devo provare compiacimento e immedesimazione. Quante volte mi dico: ma chi me l’ha fatto fare. Noi vendiamo sogni: un’alienazione dalla realtà per qualche ora. Il teatro ha una funzione catartica fin dai tempi dei Greci, quindi quando gli spettatori che si complimentano dicono di essersi commossi, vuol dire che ho fatto bene il mio lavoro".
Ma l’opera è solo sogno o c’è un fondo di verità?
L’opera è l’amplificazione dei sentimenti che sono gli stessi sin dalla preistoria. Cambiano costumi e mode, ma la sostanza è quella".
I detrattori dell’opera dicono che l’opera semplifica i sentimenti.
"Casomai è il contrario: Puccini è un maestro; Wagner crea un duetto d’amore di un’ora per dire ‘Ti amo’. Mi dispiace per i detrattori, ma è così. Una delle grandi star del Festival Puccini è stata Giovanna Casolla, con cui lei ha un rapporto privilegiato. Con lei studio tuttora. È stata la più grande Turandot degli ultimi trent’anni e a Torre del Lago ha dato il meglio di sé. Ha cantato fino a 75 anni. Finché non si smette serve un orecchio esterno che ci ascolti e lei lo è per me".
La sua è la terza Tosca del 71° Festival. Si sente in competizione?
"Assolutamente no. Ognuna di noi è unica e speciale. Anzi, mi congratulo col direttore Taddeo, abile nell’organizzare un festival che dà la possibilità a tutti i migliori cantanti del momento di partecipare ad un’unica stagione e così articolato da creare ogni sera un evento diverso. Questo è geniale.
Consigli per chi inizia la carriera?
"È molto duro arrivare sulla cima della montagna ma ancor più duro restarci. Il nostro è un lavoro dove pochi riescono ad arrivare: Dunque pazienza, determinazione, non mollare mai.
Chiara Caselli