GAIA PARRINI
Cronaca

Il dolore delle stragi: "Un autunno d’agosto" in scena al Teatro Jenco

Lo spettacolo per le scuole è tratto dall’omonimo romanzo di Agnese Pini. La storia dell’eccidio di San Terenzo e una riflessione sull’animo umano. .

La regia di «Un autunno d’agosto» è di Luisa Cattaneo, in scena con Gabriele Giaffreda

La regia di «Un autunno d’agosto» è di Luisa Cattaneo, in scena con Gabriele Giaffreda

Era il 19 agosto 1944 quando a San Terenzo Monti, in provincia di Carrara, 159 vittime, innocenti, in prevalenza donne e bambini, furono accompagnati, al suono di un organetto, a quella che sarebbe stata la loro esecuzione: uccisi, senza pietà, dai nazifascisti, lasciando dietro di sé, nella linea gotica, vite, storie e dolore. Un dolore che rimane vivo, presente e profondo in chi, di quella storia, di quelle memorie, e di quelle vite, rimane testimone, come chi cerca, tuttora, di tessere le file di una Storia spesso dimenticata, attraverso il racconto, le parole e il teatro.

Come è successo ad Agnese Pini, nostra direttrice, che ha trasfomato la sua storia familiare e il ricordo di quell’agosto in cui a perdere la vita ci fu anche la sua bisnonna, Palmira Ambrosini, in un romanzo edito da Chiarelettere, e, ora, in una piéce teatrale. "Un autunno d’agosto", una co-produzione Officine della Cultura e Primera, ha debuttato a Firenze poche settimane fa con la riduzione drammaturgica di Elena Miranda, le musiche originali di Luca Roccia Baldini eseguite dal vivo da Madoka Gunats alla fisarmonca e per la regia di Luisa Cattaneo, in scena insieme a Gabriele Gaffreda, e andrà in scena oggi, alle 11, in uno spettacolo dedicato alle scuole, al Teatro Jenco.

Uno spettacolo, così come il romanzo, in cui, attraverso le vicende dei protagonisti di quei giorni e attraverso le vicende degli ultimi, si vuole raccontare una pagina di storia, di quelle più tristi e capaci di far riflettere sull’animo umano: su ciò che oggi, così come 80 anni fa, era in grado di fare quando si parla di guerre, sui suoi istinti inconfessabili, e su ciò che possiamo, ancora, essere. Proprio su questi uomini, e su questi ultimi, "si è costruita l’ossatura forte e imperfetta di tutto il nostro presente", come afferma l’autrice del libro, e su di essi si forma e si costruisce lo spettacolo teatrale: sulla consapevolezza e coscienza, mostrata a chi quel futuro, come i giovani che questa mattina saranno presenti nella sala dell Jenco, lo costruiranno, che in questo futuro possiamo proiettarci con una speranza, una prospettiva e un impegno diverso, e forse migliore. Con la speranza che la storia, una volta ricostruita, raccontata, scritta o recitata, possa davvero insegnare e promettere che orrori come l’eccidio di San Terenzo, di Sant’Anna di Stazzema, di Marzabotto e molti altri, possano non avvenuire più.