
Il cielo è grigio ma l’incasso è d’oro Burlamacco scaccia anche le nuvole
di Martina Del Chicca
"Se ci perdiamo, ci troviamo all’orologio". Un faro nelle domeniche di Carnevale, come per i primi appuntamenti tra giovani innamorati. Sì, sinceramente ci siamo sentiti un po’ persi ieri mattina guardando quel cielo di piombo, gonfio di nuvole. E com’è stato bello invece ritrovarci, poi nel pomeriggio, in mezzo ad una marea di gente proprio intorno a quell’orologio che svetta sulla Passeggiata. Doveva essere la domenica delle domeniche, il corso dei corsi, e, nonostante le previsioni, non ha tradito le aspettative.
Viareggio ieri traboccava di gente, come il Canale dopo una bella Libecciata. Traboccavano i bar, dove i caffé uscivano a manciate. Come i coriandoli dai sacchetti. Traboccavano i ristoranti già da sabato, come le cucine del Baccanale della Darsena; gli hotel e gli affittacamere. E che sia stato un successo di pubblico lo conferma anche il dato ufficioso che esce dal botteghino: 800mila euro, più o meno. Al netto del rincaro del costo dei biglietti (che negli anni tra il passaggio all’euro, l’inflazione e ritocchini vari è arrivato a 20 euro) si tratta del risultato più alto della storia, lunga 150 anni, della manifestazione. Dunque passa in archivio anche l’ultimo record, quello dei 724mila euro, registrato nel 2011 (anno tormentato dal maltempo) quando in Fondazione “regnava“ Alessandro Santini. E così, con quattro sfilate, la Fondazione di Marialina Marcucci dovrebbe aver già raggiunto e superato il pareggio di bilancio (fissato a 2milione e 500mila euro). E restano ancora due corsi, tutti in discesa.
Ma basta perdersi nei calcoli. Perché è incalcolabile il valore che il Carnevale ha, da sempre e anche oggi. Vincere la solitudine di questo tempo iperconnesso partecipando ad un rito collettivo. Ballare sulla precarietà, cantare l’attimo in cui "Non c’è più tristezza al mondo", abbracciare un perfetto sconosciuto senza alcuna diffidenza, profanare l’ordine. In fondo, visto da questa prospettiva, il Carnevale è una forma artistica di resistenza alle oppressioni contemporanee, fatta di pensiero e spontaneità. E ragioni per scegliere di perdersi, in tanta grazia, ce ne sono un milione.
Ci siamo persi ad esempio guardando dentro agli occhi blu della bimba-soldato di Alessandro Avanzini, che ha aperto la sfilata coprendo con il suo mantello arcobaleno le polemiche legate alla presenza della banda musicale della Nato. Il Carnevale porta un messaggio di pace, oggi come quando – nel centenario della manifestazione, 50 anni fa – esplodeva “la bomba“ di Arnaldo Galli. E lo rivendicano con orgoglio i carristi, che non perdono occasioni per ricordarlo.
Perdersi al Carnevale, dicevamo, è un attimo. Quello che impiega il pagliaccio dei Lebigre- Roger a trasformare il broncio in un sorriso. Basta guardare quella bambina sulle spalle del nonno, allungarsi per tentare di arrivare alla testa del gorilla dei Cinquini che sfiora la vetta dei palazzi del Lungomare, per perdersi nei ricordi che ogni viareggino custodisce. Come quelli che penzolano dal carrozzone che il cantastorie di Jacopo Allegrucci si trascina dietro, insieme a tutte le maschere che hanno fatto la storia della manifestazione. E’ "Una storia fantastica" davvero quella che Viareggio ha scritto e continua a scrivere. Fantastica come la storia d’amore che lega Fabrizio Galli e Annalisa Belli, che ieri, di fronte al carro Pianeta 2.0, hanno festeggiato i 40 anni di matrimonio.
Come si dice: "Nel bene e nel male, in ricchezza e in povertà". Ancora insieme. E se dovessimo perderci, "ci ritroviamo all’orologio".