Il caso false residenze. L’ex messo resta nei guai

Revocati i domiciliari a Roberto Campari, ma dovrà osservare l’obbligo di firma. Dalle indagini un pakistano sarebbe coinvolto nel giro di pratiche a pagamento.

Il caso false residenze. L’ex messo resta nei guai

Il caso false residenze. L’ex messo resta nei guai

Revocati gli arresti domiciliari a Roberto Campari, 57enne ex messo comunale a Pietrasanta, indagato insieme ad altre 38 persone per un giro di false residenze ottenute su pagamento, per avere più facilmente il permesso di soggiorno. Dovrà presentarsi ogni giorno al comando di polizia locale a Reggio per ottemperare all’obbligo di firma. È la decisione del gip Dario De Luca che ha emesso una nuova ordinanza concedendo una misura meno afflittiva. Nonostante "non vi sia alcuna ragione per ritenere attenuato il quadro indiziario", il pericolo di reiterazione e di ricaduta decade dal fatto che Campari non abbia più alcun ruolo pubblico in quanto si è dimesso dal Comune di Pietrasanta, l’ente dove si era trasferito dopo aver lavorato a Reggio.

Intanto emergono altri dettagli sull’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore Maria Rita Pantani. Campari si sarebbe avvalso di un pakistano, nel frattempo venuto a mancare, per tenere i contatti con gli immigrati. "Il pakistano comunicava al messo comunale il nome dello straniero interessato ad avere la residenza, poi i due si accordavano sull’indirizzo da dichiarare – ricostruisce la Procura – il pakistano organizzava l’incontro con l’immigrato, facendosi dare i documenti per compilare il modulo di autodichiarazione da indirizzare al Comune, che veniva persino firmato dal pakistano stesso, e inviato tramite una mail che rimandava a un internet point reggiano". "Si è accertato che talvolta durante la consegna dei documenti avveniva lo scambio del denaro chiesto dal pakistano", intorno ai 700 euro a pratica, "destinato, quota parte, a Campari, che avrebbe garantito l’accertamento della residenza". Per il 57enne si ravvisano più reati, in primis la corruzione: una donna ha confermato di non aver mai abitato in una casa, il cui indirizzo le fu indicato dal pakistano e dalla moglie, pagando 600 euro sul presupposto di ottenere il falso accertamento da Campari. Poi il falso: il gps fu installato sull’auto di servizio, che lo collocava altrove o registrava soste inferiori ai due minuti, risultate incompatibili con l’accertamento di residenza. Per Campari viene formulata anche l’ipotesi di peculato: tra il 24 aprile e il 12 giugno 2020, con l’auto di servizio del Comune, "per 60 ore e 53 minuti", è stato visto "in supermercati, bar e negozi con cadenza quasi quotidiana".