Strambi
Proprio come ci è capitato una di queste notti. E mentre la mente si rilassava, vinta dalla stanchezza e dallo stress, ecco che ci siamo ritrovati a Palazzo Strozzi-Sacrati a Firenze. Sì, proprio tra i saloni affrescati che ospitano gli uffici del presidente della Regione, Eugenio Giani. Tra commessi, funzionari, assistenti indaffarati a scrivere note, a prendere appunti, a far incastrare le agende (cosa normalmente assai complessa, figuriamoci poi se è quella del Presidente che ama stare in mezzo alla gente). Un via vai continuo. Dirigenti con provvedimenti da far firmare, politici in attesa di un incontro. E lo staff di Giani al telefono con quello del ministro della salute, Orazio Squillaci, per avere garanzie sui fondi per chiudere il bilancio della sanità. Ed è stato allora che ci è sembrato di riconoscere dal vivavoce acceso nella stanza del Presidente un timbro vocale viareggino. "Oh, Eugenio, ma mica firmerai quel protocollo con Del Ghingaro. Ma che ti dà volta il cervello. Quello non merita niente. Noi dei Partito non lo permetteremo mai. Anche l’assessore Baccelli è contrario. E poi tutti quei soldi per fare l’asse di penetrazione, il triangolino e perfino il sabbiadotto. Oh, ma a noi chi ci pensa. Alle nostre posizioni". Lui, il Governatore, ha ascoltato in silenzio, con la testa annuiva. Con un cenno della mano ha fatto chiamare d’urgenza Baccelli e davanti a lui ha stracciato tutto. "Hanno ragione gli amici di Viareggio, prima le idee poi lo sviluppo e gli interessi della città". In fondo il Partito è cosa seria. Viene prima di tutto. Anche dei lavoratori, dei sindacati e degli imprenditori. Ma ecco che appena abbiamo riconosciuto la voce dall’altra parte del telefono... è suonata la sveglia. Era solo un sogno.
Quando abbiamo riaperto gli occhi e sorseggiato il caffé Giani, Del Ghingaro e Baccelli stavano già firmando il protocollo per il Porto. E pensare che era solo un po’ di melatonina. Per fortuna. Sennò c’era da interpellare subito lo psichiatra per un tso. Urgente.