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Egizi e i doni del Nilo. Una lunga storia raccontata con reperti e realizzazioni in 3D

Inaugurata ieri la rassegna dedicata all’antico popolo che durerà fino a febbraio. Ventiquattro oggetti del passato per tradurre e svelare una civiltà misteriosa.

Storia e mistero. Da sempre le narrazioni sull’Egitto hanno intrecciato questi due stuzzicanti argomenti. Ieri al Fortino è stata inaugurata "Gli Egizi e i doni del Nilo", la mostra evento che nasce dal rapporto instaurato dalla Fondazione Villa Bertelli e dal Comune di Forte dei Marmi con il Museo Egizio, settimo museo più visitato in Italia e seconda realtà nel mondo dedicata alla civiltà nilotica, che quest’anno celebra il suo bicentenario. Al taglio del nastro presenti il vice premier Antonio Tajani, il sindaco Bruno Murzi, il presidente di Villa Bertelli Ermindo Tucci. ‘Gli Egizi e i doni del Nilò’ (allestimento curato dall’architetto Lorenzo Borzonasca) propone un viaggio nel tempo, dall’Epoca Predinastica (3900 - 3300 a.C.) all’età greco-romana (332 a.C. - 395 d.C.), attraverso vasi, stele, maschere, amuleti e papiri: reperti di grande valore provenienti dai depositi del Museo (l’Egizio custodisce 40mila oggetti, di cui 12mila in esposizione), pertanto normalmente non visibili al pubblico e, in alcuni casi, mai esposti prima.

"La mostra intende – dichiara il direttore del Museo Egizio, Christian Greco – sollecitare la curiosità, illustrando la complessità di quello che presentiamo. Gli oggetti esposti ci parlano di cultura funeraria, non perché gli Egizi fossero ossessionati dalla morte. Noi conosciamo la loro cultura materiale principalmente per aver scavato in necropoli e questa è la nostra principale chiave di accesso alla cultura dell’antico Egitto. Il racconto che facciamo qui, grazie ad un approccio prosopografico, vuole invece presentare le persone, oltre l’oggetto. Sono quindi felicissimo che, oltre coloro che potranno visitare la mostra d’estate, la comunità si possa appropriare di questa esposizione e la possa utilizzare per capire come quella memoria materiale, che proviene da un luogo distante, in realtà predetermini chi siamo noi oggi e ci proietti in quest’ottica mediterranea, dove la civiltà nilotica ha avuto un ruolo fondamentale". "La magia – aggiunge il curatore Paolo Marini – è data da ciò che oggi oggetto racconta. Cosa dice un vaso del 3200 avanti Cristo? Quali fossero le aspettative della società e che venivano comunicate utilizzando la decorazione grazie a una sensibilità verso l’’arte. Altro oggetto straordinario è la maschera in cartonnage prodotta grazie all’assemblaggio di stucco, bende di vino o foglie di papiro".

Tra i reperti in mostra, un tipico modellino di imbarcazione dei corredi funerari del Primo Periodo Intermedio (2118 - 1980 a.C.), in legno stuccato e dipinto. Dalla Galleria della Cultura materiale del Museo Egizio proviene invece il set completo di vasi canopi in alabastro di Ptahhotep, vissuto durante il Terzo Periodo Intermedio (1076 - 722 a.C.). I quattro vasi sono chiusi da coperchi che ritraggono i Figli di Horus, con teste zoomorfe, utilizzati per conservare separatamente gli organi del defunto. Il percorso espositivo è arricchito da infografiche e installazioni multimediali, con approfondimenti storico-scientifici sui reperti e sui diversi periodi storici, e da due significative riproduzioni provenienti dal Museo Egizio: la statua monumentale di Ramesse II e il sarcofago di Butehamon. All’esterno del Fortino, la riproduzione della statua di Ramesse II invita i passanti ad accedere al museo. Il terzo piano del Fortino sarà, invece, riservato al sarcofago di Butehamon, per consentire ai visitatori di prendere idealmente parte allo studio scientifico del reperto, accedendo a contenuti multimediali. Riprodotto in scala 1:1 a partire dai rilievi condotti dal Politecnico di Milano e stampato in 3D, il sarcofago offre una concreta testimonianza di come i dati invisibili raccolti durante l’analisi di un reperto possano trovare una manifestazione materiale. Un sistema di mapping consentirà, infatti, di raccontare in modo dinamico come il manufatto fu concepito, costruito e successivamente restaurato.