Droga nelle fioriere: "Basta, chiudo tutto". Il ristorante Leone si è arreso al degrado

Il titolare Mori annuncia la cessazione dopo aver combattuto per anni contro gli spacciatori e il declino della Vecchia Viareggio

Ristorante Leone

Ristorante Leone

La ristorazione si è ripresa dal Covid? Certo, ma non tutti i locali, e non in ogni luogo. Perché ci sono zone dove tirare avanti è davvero difficile. “Cari amici, il 19 dicembre 2021 terminerò la mia lunga avventura a Viareggio”. Con questo incipit sul profilo Facebook del suo ristorante, Leone annuncia la chiusura del suo storico locale di via della Foce, tra l’incredulità dei suoi tanti clienti. Dopo Menghino, chiuso da un anno e mezzo, se ne va un altro pezzo da 90 della ristorazione viareggina.

“I costi di gestione sono sempre più alti e l’età avanza - racconta Leone Mori, maremmano d’origine ma lidese d’adozione - e quindi ho detto basta, complice la zona della Vecchia Viareggio, sempre più degradata. Negli ultimi anni abbiamo combattuto con spacciatori e consumatori di droga, con tante tentate e riuscite intrusioni nel locale. Ed è stata dura. Addirittura nascondevano la roba nelle nostre fioriere”. Leone ha una lunga storia al servizio dell’accoglienza: ha iniziato negli anni ‘60 come aiuto barista al Cavalluccio del Lido assieme al fratello Filippo (Club del Negroni) per poi fare il cameriere, aprire dei bar e infine, nel 1988, dedicarsi alla ristorazione. Prima a Focette al Palazzo della Spiaggia, poi in via Fratti, al Marco Polo e infine, dal 2002, in via della Foce.

“Anche se con la pandemia sono aumentati i costi e abbiamo diminuito i tavoli, non chiudo per colpa del Covid – spiega Mori – L’estate è andata bene grazie anche all’ampliamento degli spazi esterni e sono soddisfatto. Mi dispiace? Certo che mi dispiace, dato che tanti clienti sono diventati amici e dopo 33 anni di ristorazione...”. Leone ha visto passare intere generazioni di viareggini, turisti e bagnanti, tra cui diversi vip come Don Backy, Pantani, ciclisti e calciatori famosi: “Marco era una persona deliziosa, veniva insieme al gruppo del Gran Premio di Camaiore. Era un ragazzo semplice e di compagnia, non certo un mangiatore: il giusto per tenersi in forma. Ma ora forse studierò qualcosa di più piccolo e di diverso, forse sempre con lo stesso nome. Ho tanti collaboratori validi, che ringrazio. Vedremo. Intanto ringrazio tutti i miei clienti“.

Dario Pecchia