
"Chi ha visto, parli". Potrebbero esserci dei testimoni ’chiave’ nell’omicidio di Manuele Iacconi, ucciso nel 2014 a 34 anni nel corso di un pestaggio a colpi di casco in via Coppino. Una svolta non da poco, dopo che la Cassazione a dicembre ha confermato le condanne per Federico Bianchi, 26 anni e Alessio Fialdini, 25 anni, rispettivamente a 15 anni e otto mesi di carcere e 18 anni (condannati anche due minorenni, all’epoca dei fatti, Andrea Marras, reo confesso e Matteo Della Ragione). A invocare un giudizio revisorio sono i legali di Federico Bianchi – gli avvocati Sandro Guerra (foto) e Emilio Soppelsa, a seguito della revoca del professor Franco Coppi – intenzionati a ricorrere alla Corte d’appello di Genova per sostenere che il loro assistito "non avrebbe proprio visto il pestaggio mortale, essendosi allontanato in direzione del suo scooter parcheggiato dietro una fila di auto". E, secondo la difesa, tale situazione potrebbe essere confermata almeno da un paio di persone che erano testimoni sul lato opposto della strada, stando a quanto ricostruito da un’agenzia investigativa.
"La Cassazione, per confermare le responsabilità di Bianchi e rigettare il ricorso – argomenta l’avvocato Sandro Guerra – fa presente l’intervento dello stesso appena ha visto che c’erano persone in strada che litigavano: lui si è introdotto nel tafferuglio dove sono volati schiaffi. Poi il giudice sostiene che il Bianchi ’non si è mosso durante l’azione violentissima sul povero Iacconi che si è svolta sotto i suoi occhi’. In sostanza viene condannata una presenza ’che, in quanto tale, ha rafforzato l’altrui proposito criminoso’".
Ed è su questo passaggio che gli avvocati lanciano un appello ai testimoni che erano presenti alla scena "e che possono confermare che Bianchi, in realtà, non solo non ha partecipato alla violenza perpetrata, ma non era neppure a guardare".
"Del resto lui, anche se in modo confuso, l’ha sempre sostenuto – prosegue il legale – e nessuno ha chiesto alle persone sentite dove era Bianchi. Lui ha raccontato che, una volta calmati i bollenti spiriti dell’iniziale tafferuglio, è tornato verso il suo scooter parcheggiato a venti metri, coperto dalla fila di macchine. Poi si è reso conto che era senza casco ed è tornato indietro a riprenderselo. Ma la scena ormai si era tragicamente consumata. E’ questo il passaggio fondamentale che potrebbe permettere la revisione della sentenza della Cassazione: abbiamo incaricato un’agenzia investigativa che ha individuato un gruppo di persone che quel 31 dicembre 2014 fu presente in quel momento nel locale di fronte, proprio sul lato opposto, con la piena visuale della strada. Di queste, almeno due, hanno sicuramente assistito alla scena. Vengano a raccontare dove era Federico Bianchi".
Francesca Navari