
Paolo Pelosini con la curatrice Marzia Martelli davanti a una delle sue opere «Serpenti» Una tela che rimanda all’Apocalisse
La vita e la passione per l’arte, declinata nella pittura e nella scultura, per Paolo Pelosini, grazie al destino che ha mischiato le carte, hanno avuto la fortuna di coincidere. Questo artista, che ha da poco soffiato su 80 candeline e ha opere in Europa e in America, dove ha vissuto per molti anni, e che si accinge a inaugurare una grande mostra a Lucca "Paradiso Perduto" curata da Marzia Martelli di Massarosa, sfoglia l’album dei ricordi con la Nazione.
"Sono nato a Pieve a Elici in una casa di contadini, una casa dove l’acqua è arrivata quando avevo 14 anni. Mio padre Pietro era un poliziotto e con mia madre Mila mi hanno trasmesso valori importanti".
Quando scopre l’arte?
"Da bambino sono sempre stato affascinato dalle pitture che erano nella chiesa di Pieve e a 10 anni per un caso ho avuto tra le mani un’enciclopedia d’arte a colori. Tra quelle pagine ho scoperto le opere di Michelangelo, Van Gogh e altri grandi artisti. Così mi sono iscritto all’Istituto d’Arte di Lucca dove mi sono diplomato e all’Accademia d’Arte di Firenze dove ho conosciuto la mia prima moglie Elaine Bendock che mi ha regalato un biglietto di sola andata per l’America e per amore sono partito". Arte e amore un binomio al quadrato. Paolo Pelosini nel 1972 ha conseguito alla University of Minnesota il master in Fine Arts.
Che ricordo ha di quegli anni?
"In America sono stati anni importanti. Ho anche insegnato. Mi sono dedicato all’arte astratta e al figurativo e ho unito anche un aspetto di tutela dell’ambiente perché le mie sculture sono realizzate con materiali di recupero. In America vive mia figlia Maya. Sono nonno di tre nipoti, due maschi e una bimba di cinque mesi, Luna che mi ha ispirato una delle opere che sto realizzando".
Quando è rientrato in Italia?
"Sono tornato nel 2020. Vivo a Massarosa dove ho lo studio e dove c’è anche il luogo che accoglierà la mia sepoltura"
Cosa è per lei l’arte?
"È la mia dimensione. Lavoro di notte"
Che funzione ha l’arte nella società?
"Un’opera d’arte è una risorsa di carattere mentale: deve comunicare qualcosa alla nostra mente. Un qualcosa che tiriamo fuori quando abbiamo bisogno: è emozione, sentimento, riflessione, è un linguaggio. Se un’opera d’arte anche bellissima non diventa un bagaglio mentale non serve a niente. Penso che un artista senza un’ossessione che lo consuma crea solo opere decorative".
Questi ultimi anno a Massarosa cosa significano per lei?
"È il periodo più intimo della mia pittura e della mia scultura. Sto realizzando una grande tela: un campo di papaveri con la luna, è dedicato a mia nipote".