"Chi investe non finisce all’asta Assist dalla Toscana per Roma"

Del Dotto spiega il meccanismo degli atti formali. E a Roma FdI frena sull’idea di eliminare il termine di dicembre 2023

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di Beppe Nelli

Sul lungomare ci vorrebbe un tabellone col countdown delle aste dei bagni. Direttiva Bolkestein, sentenza del Consiglio di Stato e legge Concorrenza incombono: il prossimo 31 dicembre tutte le concessioni decadono, e dal 1° gennaio 2024 vanno in gara. A meno che... non ci pensi l’azzeccagarbugli. Come in tutte le cose italiane ci vuole l’avvocato giusto, e a quanto pare anche il governo Meloni, oltre a prendere tempo per avere un altro anno dall’Unione europea, si sta indirizzando verso il modello toscano. Cioè gli atti formali, nuove concessioni rilasciate con evidenza pubblica ai gestori di bagni esistenti, a fronte di investimenti sulle strutture. Una linea seguita anche in Emilia Romagna e in Veneto. Una procedura che l’avvocato Alessandro Del Dotto, ex sindaco di Camaiore, ha curato per molti bagni versiliesi. E, a livello politico, segue anche ora che è il consulente della Regione per la costa toscana.

Avvocato, manca meno di un anno alle aste della Bolkestein. Dopo il Consiglio di Stato non c’è più nessuna scappatoia.

"La sentenza del Consiglio di Stato va capita bene. Aveva detto che non erano più legittime le proroghe delle concessioni fatte senza motivazione tecnica. Anche la Corte di giustizia aveva detto sì alle proroghe, ma con motivazione tecnica. Quindi non basta prorogare le concessioni fino al 2033 punto e basta, come fatto in passato".

E invece cosa va fatto?

"Il governo Meloni sta chiedendo all’Europa tempo per lavorare. Si è insediato nel mezzo della crisi internazionale e con la manovra di bilancio da fare. E ora tutti i partiti di maggioranza sostengono gli emendamenti al decreto Milleproroghe: in sostanza, chiedono all’Unione europea un anno di tempo per mettersi al lavoro e realizzare quanto previsto dalla legge Concorrenza.

Ma quel decreto fissava le aste a partire dal 1° gennaio 2024.

"Sì, entro il 31 dicembre 2023 scadono le concessioni, teoricamente già ora si dovrebbero fare le gare come aveva pensato il il governo Draghi, e dal 1° gennaio 2024 ci dovrebbero essere le nuove concessioni. Però in quella legge fu inserito un emendamento di Forza Italia in virtù del quale chi ha un contenzioso pendente, va in gara un anno più tardi".

La questione è sempre più ingarbugliata. Che succede?

"L’impianto di ragionamento messo in pedi con la legge Concorrenza delegava al governo l’emanazione dei decreti attuativi entro questo febbraio. Siamo già a gennaio, i decreti attuativi non sono pronti; oppure potrebbero essere pronti gli schemi tacnici, ma il governo non è pronto a fare il passaggio in Parlamento. Per questo gli emendamenti attuali di Forza Italia al decreto Milleproroghe, firmati da quasi tutti i partiti di maggioranza, puntano a far slittare di un anno il termine per l’emissione dei decreti attuativi".

Rinviare, sempre rinviare. Sono anni che la politica rinvia la questione Bolkestein. Un’altra proroga di 12 mesi non elimina l’obbligo delle gare. O no?

"Mi pare che l’obiettivo sia prendere tempo un anno perché il governo inizia a lavorare ora, ma a livello politico cercano di prevedere anche qualcos’altro. C’è un dibattito sotto le ceneri che riguarda il modello toscano, cioè gli atti formali che ha fatto la Toscana".

Cioè?

"Nella legge Concorrenza sono rimaste intatte le scadenze ben oltre il 2024 degli atti formali di concessione rilasciati con adeguata pubblicità: è un concetto sfumato che va oltre la procedura di evidenza pubblica, vuol dire che per quel rilascio c’è stata una pubblicità adeguata. La pubblicità può avvenire sull’Albo pretorio del Comune, sul Burt della Retione Toscana, sulla Gazzetta nazionale: qual è adeguata? Qui si apre un varco interpretativo. Però, se faccio forme di pubblicità forte, gli atti restano validi anche dopo la legge Concorrenza. Perché con gli atti formali c’è un piano di investimenti che consolida gli ammortamenti, e intanto il concessionario del bagno non perde il passato aziendale. E’ un sistema che tutela l’impresa esistente. Perché dal punto di vista formale è una nuova concessione, dal punto di vista sostanziale no: perché il periodo concessorio è prolungato al concessionario esistente in base agli ammortamenti".

Vuol dire che chi ha fatto gli atti formali non va all’asta?

"Del futur non v’è certezza, ma pare che gli atti formali con adeguata pubblicità risultino essere coperti. Secondo il mio parere la validità è minore se la pubblicità è stata fatta su un Albo pretorio, è solida invece se è stata fatta sul Burt".

Ma in tutto questo il Governo come c’entra?

"A Roma stanno studiando tecnicamente questo modello: le aste nel 2024, come stabilito dalla legge Concorrenza, rimarrebbero per chi non fa l’atto formale. Chi fa investimenti nel bagno con l’atto formale non va in gara per la durata dell’atto formale, che in Toscana è determinata da una tabella di coefficienti che rapportano il fatturato netto medio degli ultimi due anni, e la massa degli investimenti proposti. Il massimo della durata è 20 anni, legata a un coefficiente di 1,98 o più. Fatturato 200 mila, investimento 400 mila, coefficiente 2, 20 anni di “nuova“ concessione".

E dopo questi 20 anni?

"La concessione va all’asta se il concessionario non fa un altro atto formale con pubblicità forte. Questo, se la normativa non cambia".

Allora atti formali per tutti i bagni?

"La normativa degli atti formali è nel decreto legge 400 del 1993, all’articolo 3 comma 4 bis introdotto nel 2006. In teoria il Governo ha già in mano questo strumento, il problema è che lo Stato non ha mai approvato una disciplina unitaria per la durata degli atti formali. Per ora ci sono i regolamenti delle regioni Toscana, Emilia Romagna e Veneto. Questa è una possibile uscita dalla Bolkestein: chi non fa atti normali o non se li vede approvare, andrà all’asta come previsto dalla legge Concorrenza. Resta il fatto che chi ha scritto questa legge non ha pensato che i Comuni non sarebbero stati pronti a fare migliaia di gare, e non ha stabilito come calcolare gli indennizzi di chi perde le concessioni".