Case e negozi circondati da un lago. Notte di paura anche nelle frazioni

Tra il 28 e il 29 settembre 1998 115 mm di pioggia fecero esondare Lucese, Lombricese e il fiume Camaiore

Case e negozi circondati da un lago. Notte di paura anche nelle frazioni

Case e negozi circondati da un lago. Notte di paura anche nelle frazioni

Venticinque anni fa l’alluvione di Camaiore: caddero 115 millimetri d’acqua, incessantemente per cinque ore. in particolar modo tutto attorno al centro storico. Era la notte che dal 28 settembre planava sul 29. Tanti si trovarono a muoversi in mezzo all’acqua, con negozi e abitazioni invase anche dal fango.

Lo Stato stanziò subito per i Comuni alluvionati, sul gradino più alto Camaiore, poi Pietrasanta e altro, ventidue miliardi di lire (per la cronaca, l’ordinanza venne firmata dall’allora Ministro dell’Interno Giorgio Napolitano) per affrontare l’emergenza e mettere subito mano alla ricostruzione. Perché la devastazione fu enorme. Non c’era frazione collinare che non dovesse fare i conti con frane e smottamenti. Nel cuore della notte erano rimaste completamente isolate –- con tanti problemi, soprattutto psicologici, per gli anziani – le frazioni collinari di Agliano, Pieve, Buchignano, Pedona, Pieve, Nocchi, Vado, Casoli, Greppolungo: le squadre di soccorso della Protezione civile cominciarono a lavorare anche sotto il diluvio.

L’esondazione del Lombricese e del Lucese e anche dei piccoli corsi d’acqua del reticolo minore fecero il resto, ‘svuotando’ migliaia e migliaia di litri d’acqua sulle strade, nelle piazze e nei vie del centro storico, con ripercussioni facimente immaginabili (disastrose sotto tutti i punti di vista, anche dal punto di vista affettivo per chi perse ricordi del propprio passato familiare). per decine e decine di famiglie. In quel disastro ristoranti di fama persero bottiglie speciali.

Se il capoluogo venne messe in ginocchio, non fu da meno la zona industriale e artigianale della Bocchette che all’epoca era ancora in costante espansione e sulla quale ‘pesava’ l’assenza di una difesa idrogeologica che con il tempo è stata parzialmente colmata. Danni ingenti anche alle aziende agricole della Piana di Capezzano, un comparto economico da sempre vanto e anche polmone occupazionale del comune di Camaiore. Di fronte al diluvio, Lido di Camaiore riuscì a contenere i danni. Ma non mancarono perché le strade vicine alla Fossa dell’Abate – che con i vecchio argine, instabile e ballerino, era particolarmente vulnerabile – vennero invase dall’acqua, che bordeggiava sospinta dal vento e rinforzata da una massa di detriti che la piena portava verso il mare. Per fortuna, non ci furono vittime. Solo qualche malore passeggero o al limite qualche discussione con gli anziani (“Abbiamo fatto la guerra, non potete spostarci per un po’ di acqua”) che non volevano abbandonare le loro case e raggiungere posti ritenuti tranquilli e sicuri, irremovibili di fronte agli inviti di agenti della polizia municipale e carabinieri.

Una notte indimenticabile. Ma la mattina dopo, quando il sole beffardamente fece capolino, molti camaioresi erano già al lavoro - con le maniche della camicia rovesciata - per sgomberare i negozi invasi dal fango. “Forza, ce la faremo a ripartire: diamoci da fare”. E fu proprio così. Ma rimanevano i danni e la consapevolezza che il territorio - se non viene tutelato e curato per dodici mesi l’anno - presenta sempre delle debolezze. Un quarto di secolo dopo, la situazione è migliorata (basta vedere gli argini del fiume Camaiore e dalla Fossa dell’Abate dalla Cateratte alla foce accanto al Cavalluccio Marino), ma guai a pensare di essere in una botte di ferro. La Natura, quando s’arrabbia, ha sempre qualche colpo proibito da esibire per punire chi non ha rispettato né lei né, soprattutto, il territorio.