Camaiore condannato a pagare Sea Dovrà versare 450mila euro dovuti

Il giudice ha respinto l’opposizione ai decreti ingiuntivi presentata dal Comune dopo le richieste dell’azienda. Adesso l’amministrazione Pierucci rischia il pignoramento se non liquiderà la somma entro 10 giorni.

Il Comune di Camaiore dovrà versare a Sea Ambiente spa oltre 450mila euro (comprensivi di spese legali e interessi) entro 10 giorni. Altrimenti scatterà il pignoramento delle somme. Una mazzata per l’amministrazione Pierucci che si trova ad ereditare gli effetti di un contenzioso nato dal 2019 quando l’azienda di raccolta e smaltimento rifiuti ha formalizzato ben tre decreti ingiuntivi a cui il Comune ha presentato opposizione: il giudice Giacomo Lucente ha accolto le ragioni di Sea in una diatriba che ancora non pare conclusa. Infatti restano aperti altri due contenziosi per i quali, data la complessità della materia, è stata disposta una perizia tecnica d’ufficio che è in corso di svolgimento e la nuova udienza si terrà il prossimo 12 giugno. Tre le sentenze emesse ieri: la prima condanna il Comune al pagamento di 34.548,44 euro per fatture emesse relative a servizi resi per smaltimento e recupero della raccolta differenziata nei mesi di aprile e maggio 2019; la seconda è relativa 57mila euro come saldo prestazioni di igiene ambientale per il periodo giugno-settembre 2019 e la terza, di importo ben più consistente (276mila euro rispetto ai 377mila richiesti dall’azienda) è relativa al contenzioso su differenti situazioni: costi rimozione cassonetti, restituzione di un importo erogato da Ato per implementazione della raccolta differenziata e il conguaglio per i servizi resi fino a settembre 2019 e il conguaglio a consuntivo per oneri di smaltimento e recupero della differenziata per tutto il 2019.

"Il giudice ha valorizzato la linea difensiva di Sea accogliendola su tutta la linea – commenta l’avvocato Alessandro Mosti, legale dell’azienda – dimostrando che la decisione del Comune di non pagare le fatture era pretestuosa e non supportata da valide argomentazioni giuridiche. Le sentenze evidenziano in modo particolare la condotta del Comune che ha preteso di modificare unilateralmente gli accordi formalizzati con Sea sulla base di atti di giunta o di consiglio comunale: una procedura inammissibile visto che i contratti si fanno e si modificano in due. In particolare l’ente riteneva di non dover pagare i conguagli dei costi di smaltimento e recupero proprio producendo delibere e determine quando invece nel corso rapporto con Sea queste voci sono sempre state previste e pagate".

Francesca Navari