Boris Giannaccini Un viareggino doc

Boris Giannaccini  Un viareggino doc
Boris Giannaccini Un viareggino doc

"Quelli della mia generazione che si sono trovati su un fronte di guerra, forse non sono mai stati ragazzi ‘normali’; da bambini ad adulti senza intermezzi e senza coccolamenti familiari". Questa frase-testimonianza c’è il succo della vita di Boris Giannaccini, classe 1930, scomparso nell’agosto di tre anni fa, personaggio poliedrico che ha lasciato impronte pesanti e ricche di vissuto a contatto con la gente, nel suo passaggio sulla vita terrena. Per dirla con un aggettivo molto in voga oggi sotto i post dei social, Boris è stato davvero un “grande” anche se lui, con l’aria di chi sa che cosa sia davvero la vita, avrebbe sicuramente glissato con un "lasciamo perdere". Non è facile etichettare Boris Giannaccini perché la sua è stata una vita piena fino all’ultimo dei suoi giorni: prima tecnico e poi docente universitario alla facoltà di Farmacia a Pisa, ma anche giornalista pubblicista, tra i fondatori e poi a lungo presidente della sezione versiliese di Italia Nostra, scrittore poliedrico, impegnato a tutto tondo nel coltivare la memoria della Versilia e di Viareggio, lui nativo del Forte ma che poi aveva abitato a lungo nel quartiere più vecchio di Viareggio, a due passi dalla chiesa della Santissima Annunziata. Parlare a trecentosessanta gradi con Boris Giannaccini era un piacevolissimo immergersi nei suoi racconti, mai banali, sempre arricchiti – con il gusto del particolare e dell’aneddoto, retaggio della sua passione giornalistica – da situazioni che non annoiavano: la sua infanzia in tempo di guerra, ‘accampato’ con la madre nella tenuta Rolandi Ricci, all’altezza dell’attuale parco di Bussoladomani, era un passaggio che regalava emozioni e un pizzico di commozione. Un uomo segnato duramente dalla vita perché quando si perde il figlio unico ventenne per un maledetto incidente stradale sulla via Provinciale di Camaiore, dall’istante successivo in cui ricevi la notizia, sai benissimo che il ‘tuo’ cielo non sarà mai più blu. Impossibile metabolizzare un dolore del genere: Boris si era tuffato nel lavoro, nel contatto quotidiano con gli studenti, e in quelle ricerche storiche, in particolar modo l’epopea dei palombari viareggini e dell’Artiglio, e nello scrivere libri anche autobiografici, nei quali trovava un’apparente oasi di serenità. Sì, non ci sono dubbi: Boris Giannaccini è stata davvero una gran bella persona e Viareggio e la Versilia faranno bene a ricordarlo.