
Il team di ArcheoVersilia durante gli scavi effettuati alla «Tana del lupo», nella zona di Valdicastello, grazie ai quali è stata fatta l’importante scoperta
Strumenti in pietra della lavorazione dell’uomo di Neanderthal, resti di ippopotami, cavalli e orsi. Non oggetti qualunque, ma una certezza incrollabile: la "Tana del lupo", cavità carsica scoperta dai ricercatori di ArcheoVersilia a Valdicastello, è il più antico sito rinvenuto in tutto il territorio apuoversiliese. Una favola lunga circa 110mila anni quella che il team, composto da Lorenzo e Roberto Baldi, Nicola Biagi, Pietro Cinquegrani, Alessandro Torselli e la responsabile del progetto di ricerca Deborah Giannessi, ha presentato giorni fa al Sant’Agostino di fronte a un pubblico numeroso e ammutolito dallo stupore. L’associazione ha infatti illustrato i risultati – ancora preliminari – dello studio dei reperti paleontologi e dell’industria litica raccolti in seguito alla ripulitura esplorativa dell’area condotta a marzo.
"Abbiamo rinvenuto il sito ’Tana del lupo’ – spiega Giannessi – durante un progetto di studio avviato due anni fa a Valdicastello e Cardoso. La presenza di risorse minerarie e la particolare collocazione geografica fa di Valdicastello un passaggio naturale dalla costa verso l’interland, come dimostra l’occupazione umana in questa vallata fin da epoche remote". Negli anni ’60, graze al professor Bruno Antonucci, furono rinvenute due grotte con sepolture e corredi funerari del Neolitico, poi toccò a un abitato dell’età del Bronzo, fino alla necropoli del torrente Baccatoio. Tre decenni dopo, la scoperta fatta a novembre 2024 dal vice presidente di ArcheoVersilia Alessandro Torselli e Renata Grifoni Cremonesi (università di Pisa) e la nascita del team scientifico formato da Giannessi, Giulia Picchi (Soprintendenza Lucca), Marco Serradimigni (archeologo preistorico) e Giovanni Bianucci e Luca Pandolfi dell’università di Pisa (paleontologia). "Il primo sopralluogo, finanziato dal Comune, risale a fine gennaio – conclude – da cui abbiamo ipotizzato due finestre temporali: 74mila-130mila anni fa, in particolare 110mila per la presenza di una particolare tecnologia in un frammento litico, oppure 190-240mila anni fa. Ipotesi suggerite dalla presenza di ippopotamo, cavallo selvatico, cervide e orso, indirizzando il periodo di frequentazione di questo sito a un clima relativamente caldo, con presenza sia di aree boschive che di praterie e pianure. Proseguiremo gli studi sui materiali eseguendo le datazioni del deposito in modo da accertare l’arco cronologico di riferimento, insieme a nuove indagini sul campo, ancora parzialmente esplorato. È sicuramente una nuova storia per l’occupazione neandertaliana della Toscana nord ovest".