FRANCESCA NAVARI
Cronaca

Continui prelievi dal bancomat, assolta amica di un’invalida

Chiusa la vicenda di una 60enne accusata di indebito uso del bancomat. La Procura contestava ammanchi per 4mila euro da luglio a settembre 2021

Un'aula di tribunale (foto repertorio Ansa)

Lido di Camaiore (Lucca), 15 marzo 2024 – Era accusata di aver prelevato soldi col bancomat dell’amica invalida. Si è conclusa con l’assoluzione l’odissea giudiziaria di una donna di 64 anni di Camaiore che doveva rispondere di furto aggravato ed indebito utilizzo della tessera bancoposta associata ad un libretto di risparmio. Una storia che comincia dallo stretto legame di amicizia tra le due donne che erano cresciute insieme, con le famiglie che si conoscevano. Poi la malattia colpisce una delle due – la sessantenne di Lido di Camaiore – che dopo un ricovero è costretta ad una lunga degenza a casa: l’amica 64enne passa a trovarla quasi ogni giorno proprio alla luce di quel legame coltivato da tempo e fa parte del giro di persone che a vario titolo frequenta la casa della donna invalida. Poi la situazione ha un contraccolpo quando a ottobre 2021 la sessantenne presenta denuncia contro ignoti lamentando ammanchi sul proprio conto: circa 4mila euro prelevati da luglio a settembre.

A quel punto sono partite le indagini che hanno accertato – tramite presa visione del sistema di telecamere – la presenza allo sportello bancomat dell’amica 64enne che proprio con la tessera della donna aveva prelevato 1000 euro. Ma solo in un quella circostanza, e a fine settembre. "La mia assistita – rimarca l’avvocato Andrea Brazzini difensore dell’imputata – non solo ha restituito spontaneamente la tessera bancomat ma ha sempre rimarcato che tale azione era stata compiuta nella piena consapevolezza dell’amica, con consenso quindi da parte di quest’ultima, e proprio in virtù del legame di fiducia tra le due". Tesi che ha convinto il giudice monocratico dottor Nerucci che ha assolto la donna.

“Finalmente – commenta soddisfatto l’avvocato Brazzini – si chiude una brutta vicenda per la mia assistita che si è da sempre ritenuta estranea alle gravi accuse mosse, certa di aver riconsegnato le somme prelevate alla legittima proprietaria impossibilitata in quel periodo ad agire autonomamente. Oltre alla personale soddisfazione professionale, c’è quella umana: adesso infatti ci sono i presupposti per riallacciare quella storica amicizia che univa le due donne"