
Aste: la proroga di un anno è legge Cinque mesi per mappare i bagni
Con l’approvazione definitiva del decreto Milleproroghe alla Camera (142 voti) diventa legge anche la normativa introdotta con emendamenti della magioranza del Governo Meloni che rinvia di un anno la scadenza delle aste delle concessioni dei bagni. Il nuovo termine è 31 dicembre 2024, ma lo stesso decreto proroga di 5 mesi il termine per la mappatura delle concessioni demaniali turistiche sulle coste italiane. L’argomento del Governo Meloni è semplice: dimostrare all’Ue, con la mappatura, che in Italia esiste sovrabbondanza di litorale balneabile non ancora dato in concessione, al punto di non esserci più il requisito base della concorrenza che sostiene la direttiva Ðolkestein.
La motivazione del rinvio delle aste con la proroga della mappatura delle spiagge in concessione o ancora libere è il cavillo che dovrebbe consentire al Governo di superare indenne i limiti posti con la ben nota sentenza del Consiglio di Stato. Il Milleproroghe ha anche fissato l’istituzione di un tavolo governativo di confronto sul tema tra ministri e associazioni balneari. Intanto ieri è partito l’iter per il riconoscimento dello status di "città balneare" deciso durante l’incontro del G20 spiagge, di cui fa parte anche Viareggio, col ministro del turismo Daniela Santanchè.
A livello nazionale ci sono state molte reazioni al voto della Camera, arrivato dopo che il giorno prima era stata votata la fiducia al governo. Per la deputata leghista Elisa Montemagni "grazie ad un emendamento della Lega al Milleproroghe, è arrivata una piccola grande vittoria per i nostri balneari. Verranno infatti prorogate di un anno le concessioni e ci sarà l’istituzione di un tavolo tecnico con le associazioni di categoria presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il confronto vedrà interessati tutti i rappresentanti dei ministeri interessati assieme ai rappresentanti delle regioni e da un rappresentante della categoria dei gestori di stabilimenti balneari. La Lega ha accolto le istanze delle associazioni di categoria, come quelli della mia Versilia, e ha stabilito un lasso di tempo senza bandi e gare al fine di cercare, nel frattempo, una soluzione comune che coinvolga tutte le parti interessate. La realtà costiera del nostro Paese rappresenta una specificità non assimilabile ad altre aree europee e non può essere risolta con una direttiva dall’Europa che non tenga conto della tradizione e cultura delle nostre strutture balneari, in Toscana come nel resto d’Italia".
Ma, rapprentativa dell’ostilità di varie forse politiche di opposizione al provvedimento approvato, ecco la posizione dell’onorevole di Azione-Italia Viva Fabrizio Benzoni: "La maggioranza ci racconta che liberalizzare il comparto balneare significherebbe mettere in vendita le nostre spiagge ad imprese estere. Ciò è totalmente falso; non liberalizzare, al contrario, significa non aprirsi alla concorrenza e, per lo Stato, subire una consistente riduzione di gettito: ad oggi, a fronte di un fatturato stimato di 15 miliardi di euro annui, le entrate erariali sono pari solo a cento milioni, vale a dire meno dell’1%. Ancora una volta, quindi, il nostro governo sceglie di andare contro le indicazioni dell’Unione Europea".
Duro anche l’onorevole Angelo Bonelli di Europa Verde, Verdi e Sinistra: "L’applicazione della Bolkestein alle concessioni demaniali è stata ribadita nel luglio 2016 da una sentenza della Corte di Giustizia Ue. Quanto alla mappatura, il Sid-Portale del mare non è stato integrato a causa dell’eccessiva onerosità dell’intervento. Una cifra che si aggira su qualche centinaio di migliaio di euro, a fronte di un’evasione erariale dei canoni di quasi il 50%. Lo Stato incassa solo 107 milioni di euro l’anno a fronte di un fatturato di 7 mld di euro l’anno". Al di là delle cifre del fatturato balneare italiano che divergono molto anche tra le opposizioni, a Bonelli ha poi risposto l’onorevole Zucconi di Fratelli d’Italia"