GAIA PARRINI
Cronaca

Assunta Susy Cinquini. Dai vestitini da coniglio ai panni di Ondina: "Quante emozioni"

Per anni al fianco di Burlamacco ad aprire tutte le sfilate di Carnevale "Ero felice quando feci il primo colloquio in Fondazione e venni scelta. Oggi fa le coreografie per Marzia Etna. "Per me è come una madre".

Una storia intensa, infrangibile e piena di gratitudine, quella che lega la città e la sua festa a Assunta "Susy" Cinquini, che proprio della città, e della sua festa, con la sua Ondina, ne è stata il simbolo personificato.

Susy, cos’è per te il carnevale?

"Il Carnevale per me è tradizione, passione, amore, divertimento. È un amore profondo e quasi inspiegabile, perché quando i cannoni scoppiano sembra di entrare in un’altra realtà. Dove puoi fare un po’ di tutto e dove le sensazioni ed emozioni diventano un tutt’uno difficile da comprendere per chi non è nato qui. Mi viene da piangere solo a pensarci…il carnevale è vita".

E qual è il tuo primo ricordo?

"Quando ero piccola, mia madre mi vestiva da coniglio o da pagliaccio, correvo euforica, e non vedevo l’ora di comprare i coriandoli e le stelle filanti. Anche se, praticando sport ad alti livelli sin da bambina, ero sempre in giro. Poi ho smesso…".

E cos’è cambiato?

"Ho cominciato a viverlo e ho capito per davvero l’importanza e il valore delle persone, della tradizione e del lavoro di squadra. Perché essere parte di un gruppo è la cosa più bella per viverlo e per dare spettacolo. Chi viene non viene solo per vedere i carri muoversi, ma anche per lo spettacolo, il trucco, il movimento, i balletti".

Come sono stati gli anni da Ondina?

"Ho cominciato il percorso anche in maniera un po’ incosciente. È stato duro perché ricco di impegni e appuntamenti in giro per l’Italia, ma ero davvero felice. Ricordo quando mi chiamarono per fare il colloquio in Fondazione, con Paolo Bonanni, Paolo Mazzei, Alessandro Santini e Andrea Mazzi. Ero super emozionata, ma anche molto tesa. Durante l’attesa conobbi Alessandro Servetto, che mi diede qualche consiglio. Alla fine, presero entrambi. Da lì siamo diventati Burla e Ondi, e lo siamo ancora, dopo tutti questi anni, dove abbiamo mantenuto un rapporto da fratello e sorella. Così come con l’intera città".

Un rapporto che ha continuato a vivere con le tue coreografie.

"Senz’altro. Anche se durante la quarantena volevo smettere, poi però ho ricevuto la chiamata di Marzia Etna, che voleva collaborare con me. Sono stata sin da subito euforica, di tornare e di lavorare con lei, che per me è come una madre. Ai tempi di Ondina mi organizzò insieme allo Sturlabar, durante il Carnevale estivo, una festa di compleanno sotto il carro. Le sono molto riconoscente, per il suo lavoro e per la sua umanità".

Il tuo carro preferito?

"Papaveri Rossi dei fratelli Cinquini: uno dei più belli ed emozionanti degli ultimi anni. La gioia dell’entrata in piazza Mazzini e della vittoria la ricordo ancora".