MARTINA DEL CHICCA
Cronaca

Alla Lecciona un salvataggio al cardiopalma

Il bagnino che ha soccorso un turista trascinato via dalla corrente: "O si mette in sicurezza la spiaggia, o si inibisce la balneazione"

di Martina Del Chicca

E’ cresciuto in riva al mare. Per 120 anni la sua famiglia ha gestito lo stabilimento Amedeo in Passeggiata. Per questo, guardando le increspature sul pelo dell’acqua, ne intuisce i movimenti e le correnti a fondo. "Quello di domenica – racconta Claudio Gallo, bagnino da una vita, da quest’anno al bagno Croce Verde a Torre del Lago - era subdolo e pericoloso". Tant’è che lungo tutta la costa sventolava la bandiera rossa. Non però sui quattro chilometri di spiaggia libera della Lecciona, dove non ci sono né bandiere né bagnini E la sicurezza dei bagnanti è delegata a dei cartelli che invitano a fare attenzione perché “l’area non è sorvegliata dal personale di salvataggio“.

Dunque domenica mattina Claudio si è allungato oltre il confine dello stabilimento sui cui ha il compito di vigilare "Per educare e sensibilizzare chi era in spiaggia sul pericolo che il mare nascondeva". Intorno alle 11.30, nonostante quell’impegno, prima di tutto morale, si è sfiorata la tragedia di fronte alla spiaggia libera.

"Ho visto un uomo risucchiato a largo dalla corrente, ho capito che non stava giocando. Che era in pericolo di vita. Ho visto dalla spiaggia una ragazza, avrà avuto una ventina d’anni, buttarsi in acqua per raggiungerlo. Se non si fosse fermata, quella corrente avrebbe portato via anche lei...". Così Claudio, mosso da un istinto naturale, da una forza sovrannaturale, ha preso il baywatch e ha fatto una corsa lunga 350 metri. Dalla sua postazione, fino all’ingresso della Lecciona. Poi altri 90, nuotando controcorrente, per raggiungere a quell’uomo esausto. Ormai in balia delle onde, vicino ad arrendersi alla forza del mare. "Mi diceva ’Non ce la faccio, non la faccio più’ – ricorda Claudio –. Gli dicevo ’Coraggio, ce la fai. Stai calmo, ce la faremo’". Ce l’hanno fatta.

"Quando sono arrivato a riva ero stremato – prosegue il bagnino –. Il cuore mi scoppiava dentro al petto, le gambe hanno continuato a tremarmi per oltre mezz’ora". Sarebbe bastata un’incertezza, un ritardo di pochi minuti, e forse oggi avremmo raccontato un’altra storia.

"Quello che è accaduto domenica però – prosegue Claudio – accade ogni volta che il mare è grosso. Una settimana fa è successo ad una donna, che non riusciva a rientrare. E come ho fatto domenica sono partito dal bagno e sono andato a recuperarla. Ma trovo che tutto questo sia tremendamente ingiusto. Mentre le capitaneria chiede due bagnini per 80 metri davanti agli stabilimenti, ci sono 4 chilometri completamente scoperti". Se Claudio ha raccontato questa storia, "è perché credo sia doveroso affrontare il problema. Perché qui – aggiunge – noi bagnini rischiamo la vita. E la rischiano anche i bagnanti. Per questo credo che si giusto fare delle scelte, prendersi delle responsabilità. Mi rivolgo al Comune, al Parco, alla Guardia Costiera. O si mette in sicurezza la Lecciona, o si impone il divieto di balneazione".

"Di fronte a quello che accade qui gli Enti non possono deresponsabilizzarsi. Inutile avere monopattini e biciclette alla stazione con i microchip, e poi chilometri di spiaggia con centinaia di bagnanti abbandonati a loro stessi o al rischio che si assumono i bagnini. Io lo conosco bene questo mare, e non scherza. Anche quando appare tranquillo cela insidie. Eppure, tutto questo – conclude Gallo – viene assurdamente ignorato".