
Elena Radonicich e Tommaso Ragno interpreti principali del film «L’isola degli idealisti»
Una storia scritta tra il 1942 e il 1943, quella di Beatrice Navi e Guido Cenere, due giovani ladri in fuga che, in una fredda notte di gennaio, approdano su un’isola, nella cui villa, detta “delle Ginestre“, vive la strana famiglia Reffi, che li nasconderà dalla polizia, a patto, da parte loro, di una rieducazione che li aiuti a cambiare vita.
È la storia cui Giorgio Scerbanenco ha dato vita, voce e parole, a inizio anni ’40, durante il soggiorno all’albergo Toledo, a Iseo, dove si era rifugiato prima dell’esilio in Svizzera, nel romanzo "L’isola degli idealisti", che, ai tempi, sarebbe dovuto essere pubblicato sulle pagine del Corriere della Sera ma, invece, fu dimenticato, ritrovato, dopo anni, dai figli, e, pubblicato, per la prima volta, nel 2018 da La nave di Teseo. E proprio dalla fondatrice e direttrice della casa editoriale, Elisabetta Sgarbi, è stato anche trasposto, dalle pagine del romanzo, allo schermo cinematografico, nell’omonimo film, prodotto da Bibi Film e da Betty Wrong con Rai Cinema, con protagonisti, tra gli altri, Tommaso Ragno ed Elena Radonicich, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma e che sarà proiettato, domani, alle 21, alla presenza della regista, delle attrici Michela Cescon, Elena Radonicich e Rossella De Martino e dello sceneggiatore Eugenio Lio, al Cinema Centrale.
Un film, liberamente ispirato al racconto di Scerbanenco, che, dagli anni della Seconda guerra mondiale, si sposta in un tempo, e in uno spazio, come quello dell’isola in cui è ambientata la storia, che appare sospeso e identificabile solo attraverso citazioni, articoli di giornale, riviste, come un numero di Linus del gennaio ’70, vestiti, film e opere d’arte che identificano, e allo stesso tempo sospendono, il tempo.
Che può essere, insieme, passato e presente, restituendo l’aspetto “inattuale“ del romanzo di Giorgio Scerbanenco, che unisce, nella sua trama, la trasformazione, dei ragazzi protagonisti, e degli abitanti della villa, in un’isola, sospesa a sua volta, riflesso della realtà, di cui ne è teorema, come ne è la villa, con i due piani, con al primo l’arte antica e nobile, e l’arte anni ’70 sotto, in cui questi altri, i ladri, sono l’irruzione della realtà nell’idealismo dei proprietari e il segno di cambiamento anche in chi ha la pretesa di cambiare gli altri.
È infatti un noir, il film di Elisabetta Sgarbi, che unisce al mistero lacronaca rosa e l’analisi dei personaggi, sfaccettati e bizzarri, formando una storia corale e un’esplosione di caratteri, in una bolla, come quella dell’isola, che riflette ciascuna individualità, dei protagonisti, come di chi, dall’altra parte dello schermo, guarda, e cambia.
Gaia Parrini